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Nell'anno in cui si sono svolti gli esami di Stato di coloro che, cinque anni prima, avevano iniziato il loro percorso di istruzione secondaria superiore secondo le novità introdotte dalla cosiddetta riforma Gelmini e nell'anno in cui è stata approvato dal Parlamento il pacchetto della “buona scuola” del Governo Renzi, è uscito questo bel libro di Giuseppe Tacconi, docente di Didattica all'Università di Verona, che fa opportunamente il punto sull'intero secondo ciclo del sistema italiano di istruzione e formazione.
Il libro si colloca all'interno di una collana dell'editrice dell'Ateneo Salesiano di Roma che mira a favorire la conoscenza reciproca tra Italia e Cina, riguardo ai rispettivi sistemi formativi, e fornisce un'ampia panoramica sul secondo ciclo italiano, configurandosi perciò come molto utile anche per coloro che volessero diventare docenti in quel contesto.
Nel primo capitolo, l'Autore si sofferma sullo sviluppo storico recente della scuola secondaria superiore e della formazione professionale iniziale, con particolare attenzione alle scelte di politica scolastica e formativa che inevitabilmente hanno avuto ricadute sull'azione e sulla cultura didattica dei pratici. Il secondo capitolo propone una raffigurazione del secondo ciclo nelle sue due articolazioni attuali: il “sistema di istruzione secondaria superiore” di competenza statale (licei, istituti tecnici e istituti professionali) e il “sistema di istruzione e formazione professionale” di competenza regionale, con un accenno anche sull'apprendistato riformato e sull'avvio del sistema duale. Il vantaggio di tale raffigurazione è il fatto che, ciascun segmento del sistema, viene presentato secondo uno schema unitario (dimensioni, identità pedagogica, configurazione curricolare e didattica, titoli conclusivi e sbocchi) davvero chiaro ed esplicativo. Nel terzo capitolo l'Autore mette a fuoco le caratteristiche principali degli studenti che frequentano i vari percorsi del secondo ciclo e indica le sfide che essi pongono ai loro educatori. Il quarto capitolo si focalizza sulla figura e sul ruolo professionale dei docenti e sui percorsi della loro formazione iniziale e continua. Nel quinto capitolo, a partire da un'analisi dei vari filoni della ricerca didattica contemporanea, l'Autore mette a fuoco l'azione che costituisce il cuore del sistema e sviluppa un discorso didattico specificamente riferito al secondo ciclo, costruito attorno al concetto di competenza. Il sesto capitolo propone una rilettura critica dei nodi e dei problemi individuati nei capitoli precedenti e formula alcune indicazioni che possono aiutare i decisori politici e i pratici a favorire un rinnovamento continuo del sistema.
In tutti i capitoli emerge la sensibilità didattica dell'Autore, che dimostra una profonda conoscenza dei contesti e delle pratiche che in essi si svolgono, all'analisi delle quali ha dedicato diversi studi negli anni precedenti.
La questione fondamentale del secondo ciclo è ben espressa già nel titolo (“Tra scuola e lavoro”) ed è così formulata dall'autore nell'introduzione: "l'evoluzione degli ultimi quindici anni, che, non senza tentennamenti, ha progressivamente incluso nel secondo ciclo i percorsi regionali di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), e, per certi aspetti, anche la riforma più recente del governo Renzi, che ha introdotto o potenziato la presenza di esperienze lavorative nei curricoli degli ultimi tre anni di tutti i percorsi della scuola superiore di II grado, sono emblematiche di una nuova centralità del rapporto scuola-lavoro, che problematizza la storica, netta differenziazione istituzionale tra i compiti della scuola (solo educazione) e quelli del mondo produttivo (solo lavoro) e pone l'esigenza di ridefinire sia il profilo identitario unitario di questo segmento del sistema educativo di istruzione e formazione (educazione e - o anche attraverso il - lavoro), sia il valore umano e formativo dei contesti produttivi (lavoro e educazione)" (p. 9).
Il libro di Tacconi offre perciò un importante contributo a ripensare a fondo il rapporto scuola–lavoro. Non si tratta di piegare la scuola o la formazione alle esigenze del mondo produttivo, ma di guardare al lavoro in modo più ricco di quanto una lunga tradizione ci ha finora portati a fare e di cogliere le opportunità che dall'incontro con il lavoro possono venire per la formazione personale, oltre che professionale. Il contributo del libro è pertanto essenziale non solo per chi si trova alle prese con l'organizzazione delle esperienze di alternanza scuola-lavoro che la “buona scuola” ha recentemente introdotto, ma anche per chi, operando sul versante dei contesti produttivi, si interroga su quale contributo il mondo del lavoro possa offrire alla formazione delle giovani generazioni.