con Patricia Chiappini*

I processi di trasformazione che stanno investendo la società nel suo complesso e, in particolare, il mondo dell’economia e delle organizzazioni possono essere ricondotti a tre macro tendenze.
La prima è rintracciabile nel più ampio processo di terziarizzazione dell’economia che, iniziato a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, ha modificato radicalmente il sistema culturale e produttivo delle organizzazioni: l’asse dei valori, prima quasi completamente centrato sulla produzione di beni materiali tende ad essere sempre più focalizzato sulla realizzazione di beni intangibili e servizi immateriali, in cui il fulcro dei processi di creazione sono le capacità intellettuali, le competenze e le conoscenze sia interne che esterne ai confini del sistema organizzativo.
Il secondo orientamento riguarda la crescente diffusione di forme flessibili e decentrate di organizzazione del lavoro – come i processi di ridimensionamento di grandi imprese attraverso l’esternalizzazione o il subappalto di funzioni e attività, le nuove forme di lavoro a distanza o di lavoro collaborativo in rete o, infine, le diverse forme di aggregazione professionale e lavorative, che nascono sia internamente sia al di fuori dei confini delle imprese – che stanno alterando radicalmente i modelli organizzativi del passato, rendendo certamente più complesso localizzare e valorizzare il capitale cognitivo e relazionale esistente ma, allo stesso tempo, aumentando la capacità innovativa e adattiva delle imprese di rispondere in modo dinamico alle mutate e più imprevedibili condizioni dei mercati attuali.
L’emergere di una domanda di mercato più ampia e articolata (nuovi prodotti e prestazioni, quantità variabili, tempestività) ha spostato, infatti, l’attenzione delle organizzazioni dalla «scala» alla «flessibilità» (1) : l’impresa ha tentato di superare la rigidità delle grandi dimensioni e delle economie di scala per trovare soluzioni organizzative più snelle internamente e aperte verso l’esterno. Si è assistito, pertanto, «a un declino delle strutture gerarchiche e all’affermarsi di strutture reticolari e policentriche» (2) , più adeguate ad operare su mercati complessi e segmentati. Tutto ciò ha accresciuto l’importanza delle funzioni di servizio rispetto alle funzioni di produzione.  E’ emersa l’esigenza di valorizzare funzioni produttive immateriali (ricerca e sviluppo, marketing, logistica, etc.) e di sviluppare le funzioni finalizzate all’integrazione dell’intero sistema aziendale (pianificazione, innovazione, coordinamento e controllo, etc.): esse, infatti, tendevano un tempo ad essere inglobate in processi indistinguibili, perdendo la loro differenziazione (3).
Allo stato attuale, dunque, per le organizzazioni è fondamentale considerare strategiche le attività di gestione delle conoscenze e di valorizzazione del capitale intellettuale, quale leva su cui puntare per ottenere un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. Questo perché focalizzarsi sulla conoscenza e l'innovazione permette alle imprese, sul breve e medio periodo, di differenziare i loro prodotti o servizi e, sul lungo periodo, di costruire relazioni di mercato stabili.
La terza tendenza concerne lo sviluppo tecnologico e il modo in cui le tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno contributo a sostenere i cambiamenti descritti finora.
Volendo adottare una lettura “cognitiva” da una parte, e “sociale” dall’altra, della società contemporanea, tra tutte le definizioni che ne sono state date, le due che meglio aiutano in questa operazione sono rispettivamente «Knowledge Society» e «Network Society».
«Knowledge Society», in italiano “Società della Conoscenza”, è un’espressione che traduce in parole la centralità che il sapere, la conoscenza, hanno assunto nella società e nell’economia contemporanee, dove la capacità di governare, progettare, ottimizzare e divulgare conoscenza diviene il differenziale tra organizzazioni, tra prodotti, servizi e lavori.
Ripercorrendo l’evoluzione della “Società della Conoscenza”, si possono rintracciare tre milestones (4) : la prima tra il 1970 e il 1990, che chiamiamo società dell'informazione; la seconda dopo la capillare diffusione di Internet; la terza, che attualmente stiamo vivendo, che si concentra sul collegamento che esiste tra la estrema diffusione delle tecnologie e le repentine trasformazioni di tre domini sociali (vita quotidiana, sistemi di produzione, istituzioni e cultura).
Questa breve fotografia mostra tutta la complessità che il concetto di Società della Conoscenza assume nella terza milestone, ovvero nella nostra contemporaneità.
Le trasformazioni di cui si parla, fanno riferimento in modo tangibile ai corsi di vita degli individui, alle loro aspettative, progetti, bisogni lavorativi, al loro modo di pensare e di pensar-si e al modo di “fare” nei contesti professionali, di lavoro. In altre parole, ad essere messo in discussione, a rivoluzionarsi, è proprio quel processo di creazione di senso prima, e di conoscenza immediatamente dopo, che si pone alla base dell’agire sociale: il processo di apprendimento.
Infatti non a caso, nell'ultimo decennio abbiamo assistito ad una serie di cambiamenti che hanno investito lo scenario dell'apprendere e quello del formare. Parlare oggi di apprendimento e di formazione significa fare i conti, come detto, con uno scenario complesso: non possiamo più suddividere il processo di apprendimento in tre momenti - tempo per apprendere, di un tempo per fare e di un tempo per lavorare – separati e distinti, ma, anche grazie alle nuove tecnologie, i loro contorni si sfumano e si confondono.
Per avvicinarci ancora meglio alla complessità del contesto socio-economico in cui stiamo cercando di orientarci, è d’obbligo notare che nella stessa milestone, citata pocanzi, s’innesta anche la «Network Society»: questa “etichetta” porta in primo piano il concetto di rete, quale luogo privilegiato di produzione, consumo, comunicazione e organizzazione sociale nell’epoca contemporanea. Allo sviluppo della società in rete contribuiscono in maniera preminente le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), sulle quali si costruisce un nuovo paradigma sociale denominato «informazionalismo» (Castells, 2001). Alla sua base vi è l’idea secondo la quale ciò che caratterizza la società contemporanea, rispetto al passato, non è tanto la centralità della conoscenza o dell’informazione, bensì l’accrescimento delle capacità di elaborazione, trattamento e distribuzione resi possibili dalle tecnologie.
Guardandola attraverso queste due lenti – della conoscenza e della rete – la società assume le caratteristiche di un reticolo dinamico e flessibile, sottoposta a continue “trazioni” tra il livello locale e quello globale, in cui le relazioni tra i nodi del sistema sociale (individui, gruppi, organizzazioni) avvengono in modo nuovo, superando i tradizionali confini spazio-temporali. E i processi che attengono alla conoscenza: generazione, trasmissione, diffusione? Si adeguando a questi ai nodi del reticolo, che appaiono come aggregati di risorse e di competenze, dove si incontrano saperi impliciti ed espliciti, e dove nozioni isolate vengono condivise e riscritte generando saperi formalizzati (Di Corinto, Tozzi, 2002).
La sfida che si apre oggi è pertanto quella di comprendere come tali reti si stanno evolvendo, quali dinamiche si stanno generando, e, non da ultimo, come possono gli individui “camminare” su questo reticolo, ripensando l’apprendimento e la formazione per non perdere la bussola della conoscenza.
Tra le figure più coinvolte da questi cambiamenti, all’interno delle organizzazioni, si trovano certamente i professionisti che si occupano di risorse umane: il questo speciale verrà riportato il quadro teorico e l’esperienza di HR Next, un percorso che cercato un punto vista per leggere e ripensare proprio il ruolo delle risorse umane nell’epoca della complessità.
I contributi che seguono individuano tre livelli di analisi a diversi livelli di ampiezza.
Il primo contributo, di Gian Piero Quaglino, tenta di fare luce sulle dimensioni del senso e del significato all’agire organizzativo e in particolare del ruolo delle risorse umane oggi.
Scendendo a livello organizzativo, il secondo contributo, di Alvaro Busetti, descrive quale sia l’impatto dell’introduzione del digitale rispetto all’attuale organizzazione del lavoro.
Infine, il terzo contributo presenta nuovi modelli e metodologie per la gestione dell’apprendimento, basati sul paradigma del TEL.

(1) Butera F., Il castello e la rete, Milano, Franco Angeli, 1992, p. 17-22
(2) Failla A., Lavorare in un mondo che cambia, Milano, Etas Libri, 1994, p. 213
(3) Butera F., op. cit.
(4) Sartori L., La società dell’informazione, Bologna, Il Mulino, 2012


Bibliografia
Butera, F. (1992). Il castello e la rete. Milano, MI, Italia: Franco Angeli.
Castells, M. (2001). Internet Galaxy. Oxford: Oxford University Press.
Di Corinto, A. T. (2002). Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete. Roma : Manifestolibri.
Failla, A. (1994). Lavorare in un mondo che cambia. Milano: Etas Libri.
Sartori, L. (2012). La società dell'informazione. Bologna: Il Mulino.

* PhD in Sociologia, si occupa di formazione e di ricerca in ambito organizzativo.