Questo articolo trae spunto dal dibattito svoltosi in seno a un Tavolo di esperti organizzato, lo scorso 27 settembre a Roma, dall'Istituto INAPP - ex ISFOL – e dagli Stati Generali dell'Innovazione, con l'obiettivo di aprire una riflessione congiunta e un percorso di indagine sulle competenze e sui modelli di formazione che caratterizzeranno i lavori e le professioni in un prossimo futuro segnato dall'economia delle reti e dalla digitalizzazione diffusa. Al Tavolo erano presenti stakeholder, rappresentanti di regioni, comuni, mondo della scuola, dell'istruzione, della formazione professionale e del lavoro ed esponenti delle politiche attive del lavoro.
Gli esperti esterni che vi hanno preso parte sono: Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Forum PA; Flavia Marzano Assessora del Comune di Roma per Roma Semplice; Daniele Lunetta; Direttore della Direzione Generale sistemi informativi, innovazione tecnologica e comunicazione  del Ministero del Lavoro; Marco Guspini, Dirigente presso il MIUR; Franco Patini di Confindustria Digitale; Paola Santoro, Formatrice e facilitatrice Lego Serious Play e Docente LUISS; Leonardo Zaccone Presidente del Laboratorio di Fabbricazione Digitale Roma Makers; Massimiliano Di Bitonto, Professore alla Link University; Antonella Giulia Pizzaleo, Responsabile Agenda Digitale della Regione Lazio; Nello Iacono, Presidente degli Stati Generali dell'Innovazione; Antonio Cocozza, Vicedirettore del Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università Roma Tre; Maria Rita Fiasco, Vicepresidente Assinform. Al Tavolo hanno preso parte molti ricercatori Isfol impegnati sui temi delle competenze per il lavoro e sulle innovazioni per l'occupabilità soprattutto giovanile come Sandra D'Agostino, Dunia Pepe, Roberta Pistagni, Riccardo Mazzarella,Vincenza Infante, Lucilla Di Rico e Giulia Onbuen.
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Le domande fondamentali cui il Tavolo di esperti ha cercato di dare una risposta riguardano, da un lato, la definizione di competenze e di contesti abilitanti per la formazione dei giovani ai lavori del futuro, dall'altro, l'individuazione delle azioni da intraprendere in termini di politiche pubbliche, aziendali e territoriali affinché la disruptive innovation diventi un'opportunità per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Il gruppo di esperti, osserva Carlo Mochi Sismondi, ha individuato cinque parole chiave relative al problema della formazione dei giovani alle competenze per l'occupabilità:

  • empowerment delle skills e dei giovani;
  • engagement del territorio e dei cittadini;
  • endorsement della politica;
  • enforcement delle regole;
  • execution.

L'empowerment delle competenze e della formazione per l'occupabilità giovanile
Per ciò che riguarda l'empowerment, occorre fare riferimento alle competenze che appaiono utili oggi e per le quali bisogna fare formazione. Competenze che i partecipanti al tavolo contestualizzano in diversi ambiti e definiscono in vari modi:

  • Diagonali, costruite sia grazie al ragionamento induttivo che al ragionamento deduttivo, sia attraverso un sistema intuitivo che attraverso un sistema riflessivo (R. Pistagni).
  • Trasformazionali, legate all'importanza di insegnare ai giovani non conoscenze specifiche ma il modo in cui andare a cercarle, secondo la logica dei FabLab e dell'internet of things (M. Dibitonto e L. Zaccone).
  • Di serendipità, caratteristiche della filosofia della navigazione digitale dei modelli più innovativi del lavoro nati dalla fabbricazione digitale (M. Guspini).
  • Ibride, legate alla ridefinizione continua delle abilità e a capacità innovative emergenti dall'interazione delle competenze già in uso (M. Guspini).
  • Digitali, essenziali perché i giovani imparino a coltivare la loro intelligenza digitale e si preparino ad affrontare uno scenario futuro oggi del tutto imprevedibile (P. Santoro).
  • Strategiche o metacompetenze, competenze flessibili che ogni individuo può rimettere in gioco e ridefinire secondo le esigenze del proprio contesto personale e professionale di riferimento (M. Guspini).
  • Sistemiche, legate alla capacità di coltivare e far crescere l'intelligenza sociale, l'empatia, la resilienza, la creatività, la transdisciplinarità (P. Santoro).
  • Di apertura e innovazione, capaci di formare i giovani all'utilizzo consapevole e funzionale dei social media, all'uso della rete per acquisire informazioni come big data e sentiment analysis, alla cultura del Lifelong Learning (F. Marzano).

L'engagement del territorio
È importante, che i modelli di formazione e di abilitazione alle competenze digitali ed  alle competenze per i lavori del futuro non vengano proposti o calati dall'alto, dai ministeri o dalle grandi associazioni, ma nascano e si sviluppino nei territori. É significativo osservare, al riguardo, come le esperienze più significative della fabbricazione digitale stiano nascendo dentro i laboratori dei diversi quartieri delle città. Si tratta di esperienze che vengono dal basso e riescono a contaminare il tessuto territoriale investendo anche i domini della cittadinanza e dell'appartenenza sociale per arrivare poi ad influenzare, in qualche modo, il settore commerciale ed economico in senso stretto.

A partire da questa prospettiva, secondo Antonella Giulia Pizzaleo, anche gli enti territoriali debbono saper svolgere una significativa attività verso il mondo esterno a sostegno della formazione, delle start up giovanili, degli incentivi alle imprese, del rafforzamento del tessuto imprenditoriale e formativo territoriale..

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L'endorsement della politica e l'enforcement delle regole
Ogni discorso sullo sviluppo delle competenze per i lavori del futuro, nella prospettiva di Daniele Lunetta, è legato allo sviluppo economico. In questo senso è importante promuovere percorsi di formazione che nascono e vengono riassorbiti dal mercato del lavoro. L'importanza di dar vita a uno stretto dialogo tra il sistema dell'educazione e della formazione lifelong e il sistema del lavoro e delle professioni è ribadita da Antonio Cocozza. Nella misura in cui l'education si raccorda al mondo del lavoro, osserva lo studioso, si configura anche un servizio alla famiglia e alla società, perché diventa strumento di inclusione sociale, economica e culturale.

L'execution
"I ragazzi da formare sono tantissimi in Italia", osserva Franco Patini, "ed è arrivata l'ora che i politici, i decisori, gli stakeholder ragionino su quello che deve arrivare ai ragazzi, su quello che si può fare per i ragazzi … anche per i ragazzi che stanno in un istituto tecnico di un paese sperduto, perché questa è l'Italia". Non bisogna più ragionare su "quali sono gli strumenti e le competenze per i lavori del futuro" ma su "come distribuire questi strumenti e queste competenze". È importantissimo capire come attuare le strategie delineate e fare in modo che le ipotesi si trasformino in un progetto politico concreto rivolto a contesti specifici.
É arrivato il momento di capire come si può incidere sulla realtà, osserva Maria Rita Fiasco, e bisogna riconoscere al riguardo che "L'Italia, malgrado una crisi spaventosa che ha ridotto la sua capacità produttiva industriale, resta comunque il secondo Paese manifatturiero d'Europa e l'ottavo nel mondo". La manifattura è importante in Italia anche a fini educativi e formativi e questo è dimostrato dalle sperimentazioni metodologiche. É essenziale saper affrontare la sfida per una società 4.0, perché questa sfida riporta tutti ai banchi di partenza: società 4.0 significa industria 4.0, amministrazione 4.0, contabilità 4.0, modi di fare il bilancio 4.0, formazione 4.0. Bisogna saper promuovere la forza innovativa dal basso, vale a dire dai territori. "Perché il digitale non è solo per i computer, il digitale è per la produzione, il digitale è per la vita...". Un prodotto innovativo può significare nuove abilità, nuovi operai, nuovi tecnici che sappiano fare una nuova programmazione e che abbiano nuove competenze. "Dovremmo cercare di innovare e di creare un'innovazione virale grazie ad una formazione basata sulle comunità di pratica, sul coaching, sul mentoring, perché le competenze abilitanti come la resilienza, la tenacia, la capacità di lavorare in team, le capacità trasformazionali e diagonali non si possono spiegare in aula. Si deve necessariamente imparare dagli altri, si impara in affiancamento, si impara pensando a tutte le cose che noi dobbiamo riscoprire".

Infografia
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Enrico Giovannini (a cura di), 2016, Rapporto ASviS 2016, Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Fabrizio Montanari e Lorenzo Mizzau (a cura di), 2016, "Modelli di sviluppo territoriale e inclusione sociale", Quaderni della Fondazione Brodolini, n. 55.
Luciano Monti, 2014, Ladri di futuro, Luiss.
Robin Murray, Julie Caulier Grice e Geoff Mulgan, 2009, Libro bianco sull'innovazione sociale.
Dunia Pepe e Piera Casentini, Portale INAPP su Innovazione, inclusione e transizioni verso il lavoro.
Dunia Pepe e Piera Casentini, 2015, "Transizioni verso il lavoro e occupabilità giovanile. Innovazioni, territori e sviluppo", in Osservatorio Isfol, n. 4, pp. 117 – 128.
Filomena Tucci, 2016, Soft revolution, L'erudita.