Il mondo del lavoro sta cambiando, da due decenni a questa parte, vertiginosamente. Molti elementi legati alla crisi economica, ed altri legati all’innovazione tecnologica a supporto della comunicazione, hanno creato, nel vissuto delle imprese e nei modelli di servizio sia pubblici che privati, una virtualizzazione degli scambi (di informazione, di denaro, di contenuti relazionali) che ha modificato e continua a modificare linguaggi, abitudini, percezioni e attitudini. 

L’introduzione dello smart working, il lavoro agile mediato dalle tecnologie, è uno dei sintomi ed anche una delle risposte che le imprese pubbliche e private hanno dato a tutte queste trasformazioni. 

Oltre al compito che vanno a svolgere i soggetti deputati alla contrattazione delle forme di lavoro e i fornitori di tecnologia (sui due versanti, quello normativo e quello di supporto in strumenti e reti di collegamento), per certo anche il mondo della consulenza, della formazione e del coaching (inteso come supporto alla comprensione delle dinamiche di ruolo e personali nel soggetto singolo), vivono una stagione votata alla riflessione su potenzialità e rischi di questa nuova configurazione dell’universo relazionale che sembra imporsi come disegnata al serviziodel lavoro.

 

Quando abbiamo pensato a dedicare il numero estivo della rivista a questo tema, dopo un attento esame delle fonti già esistenti sui casi narrati in ottica d’impresa (ricchissimo, in questo senso il bacino di storie di innovazione raccolto dall’Osservatorio del Politecnico di Milano) abbiamo fatto una scelta che presenta questo numero come “piattaforma aperta”, con la funzione di porre, ai colleghi, ai clienti, ai ricercatori, al mercato, alcune domande sui vissuti individuali e gruppali al presentarsi sempre più massivo di questa soluzione di lavoro.

E’ per questo quindi che il numero che presentiamo offre alla riflessione 4 contributi, nati e pensati per essere arricchiti nella riflessione quotidiana e nei mesi futuri (nei progetti di consulenza, nei processi formativi, nella richiesta di supporto al benessere  che viene dai singoli e dalle singole), da una rete di pensieri e punti di attenzione ai quali ognuno e ognuna possa dare risposta con una attenzione ai punti critici di questo nuovo modello di intersezione fra il lavoro, le persone e i gruppi sociali.  

Presentiamo quindi nel numero, a questo scopo, un primo pezzo dedicato alle domande, al cui elenco possono andare ad aggiungersi tutte le altre che verranno dopo e potranno essere, speriamo, condivise, uno studio di ricognizione sugli aspetti normativi nella loro relazione con la salute e il benessere, e due riflessioni bio e autobiografiche, tutti visti come spunto operativo per poter parlare di smart workingnon tralasciando mai di parlare di smart worker e di persone inter-connesse nel virtuale.