In questo numero di Formazione & Cambiamento pubblichiamo la recensione sul libro di Ursula Hirschmann, scritto da Silvana Boccanfuso, libro che è stato ritenuto meritevole di menzione per la Saggistica nell’ambito del "Premio Giacomo Matteotti" XVI edizione nei primi giorni di dicembre del 2020.  
Silvana Boccanfuso, Dottore di ricerca in «Storia del federalismo e dell’Unità europea» presso l’Università di Pavia, ha concentrato le sue ricerche sulla vita e sul percorso intellettuale e politico di Ursula Hirschmann, evidenziando come la sua adesione agli ideali del federalismo europeo rispondesse a una necessità di pace, giustizia e fratellanza maturata da giovanissima nella Germania nazista. 
Il lavoro di Silvana Boccanfuso dedicato a Ursula Hirschmann, racconta la vita di una donna che ha dato un contributo importante sia alla storia del movimento di liberazione e alla sua elaborazione intellettuale, sia a quella della ricostruzione postbellica. Il libro narra la vita di Ursula Hirschmann, descrivendo il contesto familiare e culturale e il periodo storico e le influenze sul suo percorso intellettuale. 
Nell’estate 1933 Ursula Hirschmann, giovane socialista berlinese di buona famiglia, lascia la sua città per sfuggire alle persecuzioni politiche e razziali. Comincia una straordinaria avventura umana e politica che la porterà in una Parigi non ancora libera, poi in Italia a Roma (città liberata ma da ricostruire), nella Svizzera degli antifascisti, infine definitivamente a Roma. In queste coordinate geografiche e storiche è vissuta Ursula Hirschmann, cosmopolita al punto da perdere negli anni qualunque senso d’identità o appartenenza nazionale. Ed è proprio questo confine labile tra identità nazionale e impegno europeista la chiave per capire la profondità del suo percorso: «Noi deraciné dell’Europa che abbiamo “cambiato più volte di frontiera che di scarpe” – come dice Brecht, questo re dei deraciné – anche noi non abbiamo altro da perdere che le nostre catene in un’Europa unita e perciò siamo federalisti».
Moglie prima del filosofo antifascista Eugenio Colorni e poi del grande europeista Altiero Spinelli, madre di sei figlie, raffinata intellettuale e attivista politica, Ursula è il simbolo di una generazione che «ha cambiato più volte di frontiere che di scarpe» e che quindi aspira a un’Europa unita. In questa donna tale aspirazione si traduce da subito – e per sempre – in azione, trovando la sua più compiuta espressione nella creazione negli anni Settanta, del gruppo «Femmes pour l’Europe». 
Silvana Boccanfuso ben descrive il percorso intellettuale seguito da Ursula Hirschmann, il contenuto del suo impegno politico e il grado di autonomia che esso ha avuto da quello dei due mariti, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli. Una donna di cui va assolutamente raccontata l’intensa esistenza e la sua scelta del federalismo europeo, non una temporanea ed emotiva reazione a drammatici eventi contingenti quale il disastro della guerra, ma invece un convinto obiettivo portato avanti per tutta la vita, anche quando l’idea di un’Europa unita non è stata particolarmente popolare. 
Negli anni settanta, in risposta ad uno dei periodi di crisi più importanti per la costruzione comunitaria, si dedica al progetto più significativo: il gruppo d’iniziativa «Femmes pour l’Europe».  Un gruppo creato coniugando in modo originale federalismo e femminismo, in cui con vigore e credibilità si dedica alla discriminazione di genere. 
Se la storiografia, solitamente concentrata sulle figure maschili, ha rinunciato ad approfondire la specificità, le caratteristiche, l’originalità della componente femminile del nostro passato più recente, il lavoro di Silvana Boccanfuso ha il merito di colmare una grave lacuna, riscattando Ursula Hirschmann dal semplice ruolo di «moglie di» e «sorella di».
Il messaggio critico e l’esperienza di Ursula Hirschmann sono un esempio e un monito utile per riflettere sui nuovi nazionalismi, le nuove chiusure, i nuovi muri che oggi attraversano come incubi allucinati lo spazio europeo.