La carenza di competenze digitali nei diversi ambiti, per cui l’Italia risulta tra i Paesi europei più in difficoltà, è una delle principali limitazioni per lo sviluppo sociale ed economico del Paese e per la sua ripresa dall’attuale periodo di crisi, ed è chiaramente una priorità. C’è quindi un carattere di urgenza ancor di più sottolineato dall’emergenza sanitaria con il ricorso sempre più elevato all’utilizzo del digitale nelle scuole, nel lavoro e in generale nella vita quotidiana. Una priorità che deve essere affrontata in modo globale e sistemico, ma allo stesso tempo riconoscendo la necessità di interventi capillari e differenziati. 
L’esclusione digitale ha numeri elevatissimi: sono circa 26 milioni (il 58% contro una media UE del 42%) secondo i dati Eurostat 2019, gli italiani che non possiedono il livello base di competenze digitali e di questi 15 milioni sono utenti Internet.
Questa è la motivazione principale che ha portato a un sostanziale cambiamento nelle politiche nazionali, prima con il lancio di Repubblica Digitale, l’iniziativa nazionale promossa dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione (MID) per dare una risposta organica e adeguata sul tema delle competenze digitali e quindi con la definizione della Strategia Nazionale per le competenze digitali e del suo Piano Operativo. Strategia e Piano che sono il risultato di un approccio multistakeholder che ha riunito intorno allo stesso tavolo Ministeri, Regioni, Province, Comuni, Università, enti pubblici di ricerca, imprese, professionisti, Rai, associazioni e varie articolazioni del settore pubblico, oltre alle organizzazioni private e pubbliche aderenti alla Coalizione Nazionale di Repubblica Digitale (più di 140, che promuovono oltre 170 iniziative), con una regia affidata al Comitato Tecnico Guida di Repubblica Digitale, coordinato dal Dipartimento per la trasformazione digitale (DTD).
 
Obiettivi, assi di intervento, azioni della Strategia competenze digitali
Il risultato atteso dall’attuazione del Piano Operativo è l’eliminazione del gap con gli altri Paesi europei sia a livello globale, nell’area delle competenze digitali, sia rispetto ai singoli assi di intervento individuati nella Strategia, massimizzando l'inclusione digitale. 
Quattro sono gli assi di intervento su cui si articola la Strategia e per cui sono state definite priorità, linee di azione e impatti:
1. Istruzione e Formazione Superiore – per lo sviluppo delle competenze digitali all’interno dei cicli d’istruzione per i giovani, con il coordinamento del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). Le azioni prevedono: lo sviluppo di competenze e di cultura digitale e informatica negli studenti; l’attenzione specifica ai ricercatori; la definizione di un portafoglio digitale nelle Università; lo sviluppo di percorsi formativi flessivi fruibili in modalità online, blended learning o mista; la realizzazione di piattaforme di open education; il potenziamento dei corsi di studio a carattere professionalizzante, in sinergia con industrie e mondo della scuola; la riorganizzazione e il rafforzamento delle discipline ICT abilitanti per la trasformazione digitale.
2. Forza lavoro attiva – per garantire competenze digitali adeguate sia nel settore privato che nel settore pubblico, incluse le competenze per l’e-leadership, con il coordinamento del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) e del Ministro per la Pubblica Amministrazione (MiPA). Per l’asse della forza lavoro attiva nel privato, è previsto il rafforzamento delle azioni indirizzate alla trasformazione tecnologica delle imprese, al sostegno della domanda di soluzioni tecnologiche innovative, allo sviluppo di centri di ricerca sulle tecnologie emergenti (AI, IoT, Blockchain). Nel settore pubblico è prevista una spinta: alla realizzazione efficace del lavoro agile; al reclutamento di dirigenti con competenze digitali e trasversali adeguate e allo sviluppo di procedure assunzionali per il personale non dirigenziale in possesso delle competenze necessarie a lavorare in una PA sempre più digitale; alla promozione del confronto con il mondo della ricerca e dell’impresa sui diversi aspetti della trasformazione digitale per creare opportunità di apprendimento organizzativo e favorire la retention dei talenti.
3. Competenze specialistiche ICT – per potenziare la capacità del Paese di sviluppare competenze per nuovi mercati e nuovi lavori, in gran parte legati alle tecnologie emergenti e al possesso delle competenze chiave per i lavori del futuro, con il coordinamento del MUR e del MiSE. Le azioni prevedono di: favorire, a tutti i livelli, lo studio e l’impiego delle metodologie, degli approcci e delle tecnologie ICT coniugate con la specificità dei diversi domini applicativi; sostenere l’importanza della formazione sul campo anche tenendo conto della formazione tecnica svolta in ambito scolastico; favorire il trasferimento tecnologico e la nascita di startup anche attraverso laboratori di eccellenza a servizio delle imprese, delle start up e dei policy maker.
4. Cittadini – per sviluppare le competenze digitali necessarie a esercitare i diritti di cittadinanza e la partecipazione consapevole alla vita democratica, con il coordinamento del MID. Si prevede lo sviluppo di azioni nei percorsi della formazione formale (come nei Centri permanenti di istruzione per gli adulti), non formale, sul territorio, e specifiche per l’inclusione digitale delle categorie svantaggiate per abilità, reddito, età, condizione, valorizzando esperienze e iniziative che si sono mostrate efficaci a livello locale e nazionale.
Un approccio innovativo e di trasformazione quello che permea sia la Strategia che il relativo Piano Operativo con linee di azione e interventi i cui risultati e i cui impatti siano misurabili e, allo stesso tempo, privilegino l’utilizzo di framework consolidati (come DigComp per le competenze digitali di base, DigCompEdu per le competenze dei docenti, e-CF per le competenze specialistiche ICT, etc.), per velocizzare le azioni di cambiamento e massimizzare l’utilizzo di quanto già realizzato. 
 
Un approccio differenziato e flessibile
La differenziazione e la flessibilità nell’approccio sono fondamentali. Ad esempio, per le azioni dell’asse “Cittadini”, nella Strategia si sottolinea come sia importante affrontare il tema “in maniera differenziata a seconda del livello di partenza, in modo da identificare obiettivi graduali e azioni mirate, così anche da coinvolgere coloro che svolgono un ruolo di “mediatori” e “facilitatori” verso la cittadinanza in diversi ambiti e che meglio possono svolgere l’accompagnamento verso il digitale (bibliotecari, operatori dei centri per l’impiego, dei centri anziani, dei centri di assistenza sociale, etc.)” e quindi integrare “le disponibilità di competenze e di luoghi del territorio (es. scuole, biblioteche, associazioni, punti di facilitazione digitale, etc.) oltre che le opportunità offerte dalla radio, dalla televisione e dalla rete, secondo un approccio ibrido, in una logica generale di messa a sistema delle risorse disponibili”.
Nel periodo dell'emergenza sanitaria si sono sviluppate delle pratiche relative ad approcci che erano previsti ma certamente non con il peso attualmente attribuito. In particolare, nell’ambito delle iniziative di Repubblica Digitale, segnaliamo:
1. la creazione di piattaforme di apprendimento sempre di più offerte come repository di contenuti, quindi aperte ad inclusioni di contenuti da più fonti, o come sistemi di autovalutazione nell’ambito di percorsi di orientamento per gli utenti. Esempi di questo tipo sono la piattaforma di Firenze Digitale, la piattaforma del CNR-Outreach, l’ambiente di apprendimento in via di realizzazione da parte del DTD, la piattaforma “competenze digitali per la PA” del MiPA;
2. la definizione di percorsi di webinar che, pur partendo dalla necessità di portare sulla rete attività non effettuabili in presenza, sono sempre meno la trasposizione in rete dell’attività formativa frontale e sempre più il risultato di una nuova progettazione dell’attività formativa che riconsidera la platea di destinatari, sia per numerosità sia per ampiezza geografica. Esempi di questo genere sono sempre più diffusi e riconfigurano le potenzialità delle realtà locali, con uno sviluppo significativo di capacità e senz’altro base per la definizione dei percorsi ibridi necessari nel post-emergenza;
3. la predisposizione di modalità di supporto e facilitazione digitale anche a distanza per persone con scarse competenze digitali, raffinando in questo modo esperienze e pratiche già sperimentate per favorire il loro coinvolgimento. Esempi di questo genere sono sempre più praticati dalle reti di facilitazione digitale come quelle dei progetti Pane e Internet, DigiPass Umbria, Punti Roma Facile o le palestre digitali in Veneto. In queste e simili esperienze si riscontrano integrazioni tra fruizione di webinar e utilizzo di social network, programmi Tv, radio, che si combinano anche con il supporto telefonico e della messaggeria istantanea.
La vera sfida è di far sì che questo momento certamente di difficoltà e di limitazioni porti a un’evoluzione non soltanto della percezione delle competenze digitali (non più accessorie ma “chiave” come da tempo raccomandato anche dalla UE) ma anche delle metodologie e dell’approccio complessivo, con alcuni caratteri essenziali tra cui:
la collaborazione e il coordinamento come metodo, per raccordare iniziative ed esperienze intorno alle linee di intervento della Strategia, superando frammentazione e ridondanze;
l’openness come principio base, per massimizzare le sinergie e la collaborazione, velocizzare l’evoluzione di strumenti e contenuti formativi e focalizzare gli sforzi nella loro declinazione verso i destinatari, in una logica di sempre maggiore personalizzazione;
l’ibridazione presenza-online come metodologia condivisa e anche base per sinergie tra attori formativi, favorendo sempre più scalabilità e sostenibilità delle iniziative. 
Una sfida che il piano operativo della Strategia per le competenze digitali come anche le iniziative di Repubblica Digitale vogliono cogliere.