La phyrtualità
Uno dei punti di forza storici della Fondazione Mondo Digitale (FMD) è l'animazione territoriale, perché cerchiamo di rendere sempre e ovunque le persone protagoniste di ogni iniziativa, con una presenza viva, radicata e diffusa anche nella realtà locali. Quindi l'impatto dell'emergenza sanitaria Coid-19, con le misure di distanziamento fisico, è stato sicuramente molto forte e limitante, ma non ci ha colto impreparati. 
Da diversi anni, per potenziare tutte le azioni, abbiamo elaborato il concetto di phyrtualità, integrazione di dimensione fisica e virtuale, e questo ci ha permesso di rielaborare velocemente i progetti in una nuova dimensione di "distanza ravvicinata". Così abbiamo sostenuto la didattica a distanza, aiutando i docenti con meno familiarità con le tecnologie, e continuato ad ampliare l’offerta formativa delle scuole con le nostre attività progettuali. In tempi brevi abbiamo realizzato oggetti e strumenti formativi molto diversi per attività, generi, temi, contenuti, tecnologie e aree disciplinari. Sono corsi on line, materiali multimediali, playlist, attività, buone pratiche, strumenti ecc. Si possono scaricare e condividere liberamente e secondo le modalità previste dalla licenza Creative Commons (non commerciale). 
Per indicare attività fisiche e digitali si sta diffondendo l'espressione phygital. Noi preferiamo il termine phyrtual, perché virtuale non coincide con digitale. È una dimensione più ampia e articolata, che può essere abitata come spazio di apprendimento. 
Il concetto di firtualità è parte del nostro modello di Educazione per la vita, elaborato dal direttore scientifico Alfonso Molina, che ha contribuito a fondare l'organizzazione alla sua nascita come Consorzio Gioventù Digitale. Il modello, rappresentato di seguito (figura 1), integra conoscenze codificate, competenze e valori con tre dimensioni fondamentali dell'apprendimento (in tutti gli ambiti della vita, lungo l'intero arco della vita e in modalità trasformativa), tiene conto delle riflessioni più recenti su apprendimento e istruzione e arricchisce il quadro delle competenze per il 21° secolo con l’auto-imprenditorialità e con la firtualità, in quanto capacità di integrare dimensione fisica territoriale e virtuale in un solo approccio di pensiero e azioni strategiche. Una competenza che diventa sempre più preziosa. 
 
Il modello di Educazione per la vita è stato pensato proprio per rispondere alla complessità crescente del nostro mondo, sempre più accelerato nei cambiamenti e nelle trasformazioni, attraversato da lunghi periodi di crisi e ora da un'emergenza sanitaria che ci ha colti impreparati. La velocità di propagazione del virus ha messo in luce le carenze strutturali del paese, costringendo gli italiani a un adattamento tempestivo, complicato e spesso impacciato. E la scuola ne ha pagato le conseguenze. 
Ci sono esperienze innovative, quali ad esempio le 1.200 scuole di “Avanguardie educative” selezionate dall’Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Innovativa (Indire), oppure le organizzazioni della società civile che collaborano con il mondo scolastico. Manca però un modello diffuso che unisca le conoscenze curricolari con lo sviluppo di competenze specifiche e trasversali che consentano ai giovani di imparare a interpretare i cambiamenti in atto e di gestire le trasformazioni del 21esimo. 
La chiusura delle scuole ha conseguenze disastrose sul piano dell’apprendimento e sul futuro dei giovani. Secondo uno studio della Banca mondiale, ogni anno di istruzione in più aumenta le prospettive di guadagno future di uno studente del 10%. Tre mesi e mezzo di lockdown della scorsa primavera potrebbero quindi tradursi in una perdita di oltre 21mila euro nell’arco della vita lavorativa. Ma ovviamente non è solo un problema economico. Non si possono sottovalutare gli effetti della chiusura delle scuole e di una didattica a distanza che non riesce a raggiungere tutti.
 
Sostenere il cambiamento
In questa situazione di difficoltà, la FMD ha cercato durante la prima ondata di sostenere il rapido cambiamento con iniziative formative e con la creazione di reti solidali. Ci siamo confrontati con un mondo con poca familiarità con la didattica online: né gli insegnanti, né la struttura scolastica nel suo complesso erano preparati a continuare a fare lezione a distanza con le scuole chiuse. Da subito abbiamo intensificato una serie di azioni di sostegno, per garantire il diritto allo studio nonostante tutto. E con webinar, risorse online e altri strumenti abbiamo anche proseguito i progetti di innovazione sociale in corso, che arricchiscono l’offerta formativa delle scuole e rinforzano il ruolo della comunità educante. 
La prima sfida è stata quella di accompagnare i docenti all’uso delle piattaforme di formazione a distanza come Microsoft Teams, Google Classroom, Meet, Webex o GoToWebinar. E abbiamo attivato uno sportello multicanale per i docenti, accessibile anche con i principali servizi di messaggistica come WhatsApp o Telegram. Poi abbiamo affrontato il problema di come rimodulare i contenuti e riadattarli in modalità sincrona e asincrona. Questo è un aspetto fondamentale, perché non è possibile concepire la DAD come la brutta copia della scuola in presenza.
Un’altra questione importante da affrontare è stata la mancanza di dispositivi adeguati e di connessioni in tutte le famiglie. Non è un caso che l’Unesco abbia indicato, tra le "nove idee per l’azione pubblica" in risposta all’emergenza Covid-19, quella di espandere la definizione di "diritto all’educazione", integrandola con "diritto alla connettività". Molti studenti si sono adattati usando il proprio smartphone, che però non è lo strumento più adatto; da qui l'esigenza di produrre anche materiali fruibili in modalità asincrona sul canale YouTube. 
Nonostante tutto, il bilancio conclusivo è comunque positivo: durante i cinque mesi di emergenza sanitaria, abbiamo formato 9.378 studenti, 2.830 genitori e 7.568 docenti. Ma non solo. Ci siamo cimentati anche in alcune sfide che all'inizio sembravano molte complesse, se non impossibili: uno sportello digitale per gli anziani fragili di un centro diurno; RadioIncolla, un podcast comunitario per dare voce alle comunità educanti delle periferie; un’aula virtuale con oltre 1.000 studenti animata da esperti della salute; webinar aperti a tutti sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale; percorsi di progettazione condivisa con gli studenti, come un chatbot per la spesa degli anziani; e infine le video lezioni di una maestra su YouTube con missioni tecnologiche affidate ai bambini per aiutare i nonni a non rimanere isolati.
 
Sperimentare la didattica innovativa
Alla riapertura dell'anno scolastico abbiamo lanciato una call per i docenti. Abbiamo coinvolto gli insegnanti in un importante progetto di didattica innovativa, valorizzando il loro ruolo di agenti del cambiamento pedagogico e sociale. Intendiamo creare percorsi didattici che facciano leva sull’uso di soluzioni digitali per trasformare l’apprendimento delle discipline in un’esperienza coinvolgente e trasformativa, in grado di sollecitare quelle conoscenze, competenze e valori centrali nel modello educativo che FMD porta avanti da sempre. Il lavoro, da svolgere individualmente o in piccoli gruppi coadiuvati dai coach e dai ricercatori FMD, consiste nel proporre una selezione dei migliori strumenti digitali e/o delle più valide risorse multimediali e nell’ideare modalità di integrazione in moduli didattici per le singole discipline. Tutte le risorse selezionate devono essere accessibili gratuitamente alle scuole e disponibili in italiano (o eventualmente in inglese). I moduli o percorsi didattici ideati devono presentare un reale valore aggiunto per la didattica mista (online/in presenza) delle discipline. 
 
Dalla resilienza alla consapevolezza innovativa
Dall'inizio della pandemia siamo stati coinvolti in numerosi dibattiti e confronti. Non mi sono mai stancata di ripetere l'urgenza di trasformare la resilienza dimostrata dalla scuola in una diffusa consapevolezza innovativa, e poi in una visione progettuale a breve e lungo periodo. Il professor Tullio De Mauro, insigne linguista ed a lungo Presidente della Fondazione Mondo Digitale, diceva che la scuola è l’organizzazione più complessa di un paese. Per rinnovarla occorre una rivoluzione sistemica. E abbiamo bisogno di un nuovo modello educativo che faccia da cornice a ogni intervento, non solo in emergenza. Noi lo stiamo già sperimentando con successo.