Articolo di Toby Linden, Harry A.  Patrinos (traduzione di Domenico Lipari)
 
 
* In “Formazione & Cambiamento”, n. 20, 2003
 
1.La conoscenza nell’economia globalizzata
Un’economia basata sulla conoscenza si fonda in primo luogo sull’uso di idee piuttosto che su abilità fisiche e, in secondo luogo, su applicazioni della tecnologia piuttosto che sulla trasformazione di materie prime o sullo sfruttamento di lavoro a basso costo. La conoscenza tende ad essere sviluppata e applicata in modi nuovi. I cicli di prodotto sono più brevi e richiedono conoscenza per innovazioni ulteriori. Il commercio si va espandendo a livello mondiale accrescendo domande competitive sui produttori.
La knowledge economy  globale sta trasformando le domande del mercato del lavoro in economie a scala mondiale. Sta inoltre «scaricando» nuove domande sui cittadini, i quali hanno bisogno di nuovi skills e nuove conoscenze per svolgere le attività della loro vita quotidiana.
Attrezzare le persone ad affrontare queste domande richiede un nuovo modello di educazione e di formazione, un modello di lifelong learning. Una cornice di lifelong learning comprende l’apprendimento lungo l’intero ciclo della vita, dalla prima infanzia alla pensione. Comprende l’apprendimento formale (scuola, istituzioni formative, università), l’apprendimento non-formale (la formazione sul lavoro e quella a casa) e l’apprendimento informale (gli skills appresi attraverso i membri della famiglia o  della comunità). Ciò permette alle persone di accedere ad opportunità di apprendimento secondo le loro esigenze piuttosto che in ragione del fatto che hanno raggiunto una certa età.
Il lifelong learning è cruciale per preparare i lavoratori a competere nell’economia globale. In ogni caso,  è importante anche per altre ragioni. Attraverso il miglioramento dell’abilità delle persone nella funzione di membri delle loro comunità, l’educazione e la formazione accrescono la coesione sociale, riducono la criminalità e migliorano la distribuzione del reddito.
I paesi in via di sviluppo e le economie in transizione rischiano di essere ulteriormente marginalizzati in una knowledge economy globale perché i loro sistemi di educazione e di formazione non aiutano i learners ad acquisire gli skills di cui hanno bisogno. Per rispondere al problema, i decisori politici hanno bisogno di attivare cambiamenti cruciali.  Hanno bisogno di sostituire l’apprendimento basato sull’informazione, guidato dall’insegnante e fornito all’interno di un sistema formale di educazione governato da direttive con un nuovo tipo di apprendimento che enfatizzi creazione, applicazione, analisi e sintesi della conoscenza  e che impegni tutti in forme di apprendimento collaborativo per l’intero arco della vita. L’articolo descrive alcuni diversi modi in cui ciò si può fare.
 
2.Creare forze di lavoro capaci di competere nell’economia globale
Nell’industria tradizionale la maggior parte dei lavori richiede agli addetti di apprendere come svolgere i compiti di routine che, nella gran parte dei casi, rimangono costanti nel tempo. La maggior parte dell’apprendimento è acquisita quando il lavoratore inizia una nuova attività. Nella knowledge economy, il cambiamento è così rapido che i lavoratori hanno costantemente bisogno di acquisire nuovi skills. Le imprese non possono più basarsi soltanto su nuovi diplomati o su nuovi ingressi nel mercato del lavoro come fonte primaria di nuovi skills e di nuova conoscenza. Invece, hanno bisogno di lavoratori che siano volenterosi e capaci di aggiornare i loro skills durante l’intero arco della vita. I paesi devono rispondere a questi bisogni creando sistemi di educazione e di formazione che attrezzino le persone con skills appropriati.
 
3.Il settore privato sta giocando un ruolo crescente da un capo all’altro del mondo
Tradizionalmente, il settore pubblico eroga la gran parte dei servizi educativi. Oggi questa tendenza sta cambiando. In molti paesi a medio reddito, il settore dell’educazione privata è in crescita, favorito dalla scarsa qualità e dalla scarsa copertura dell’educazione pubblica oltre che dalla necessità di alleggerire i carichi fiscali e di promuovere l’innovazione. In Brasile, dal 1995 il numero degli studenti reclutati nell’educazione superiore è cresciuto di più del 70%, e la gran parte di questa crescita è avvenuta nelle università e nei college privati che ora pesano per il 71% del reclutamento dell’educazione superiore. In Cina, tra il 1995 e il 1999, sono state fondate 500 nuove istituzioni di apprendimento superiore.
Il settore dell’educazione privata sta crescendo rapidamente anche nelle economie in transizione. La sola Polonia ha 195 istituzioni private di educazione superiore, frequentate da più di 377.000 studenti. Le business schools private – trascurate nell’Europa orientale 10 anni fa –  ora sono fiorenti: nel 1998 c’erano 91 business schools in Polonia, 29 nella Repubblica Ceca, 18 in Romania e 4 in Bulgaria.
Al tempo stesso, nuovi soggetti – il settore privato della formazione,  università virtuali, providers internazionali, editori per l’educazione, brokers di contenuti e compagnie di media – si sono posti come complemento e sfida rispetto alle istituzioni tradizionali. Questa crescita del settore privato riflette la crescente domanda di maggiore e migliore educazione così come la disaffezione verso il sistema tradizionale di educazione e di formazione.
 
4.La spesa in formazione è cresciuta drammaticamente
Le imprese spendono sempre di più in formazione per diventare o rimanere competitive nella knowledge economy globale. A livello mondiale, la spesa in formazione delle imprese sarà aumentata di 28 miliardi di $ alla fine del 2002 rispetto ai 18 miliardi di $ del 1997.  Il mercato della formazione aziendale nella sola Cina è stimato in 1 miliardo di $ ed è prevista, per il 2004, una crescita a 5 miliardi di $.
 
5.Trasformare l’apprendimento per incontrare i bisogni di lifelong learning 
Per collocarsi con successo nella knowledge economy è necessario governare un nuovo set di conoscenze e di competenze. Queste includono skills scolastici di base, come leggere e scrivere, lingue straniere, abilità matematiche e scientifiche e capacità di uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. I lavoratori devono essere capaci di usare questi skills effettivamente, agire autonomamente e riflessivamente e devono essere in grado di connetterli e farli funzionare in gruppi socialmente eterogenei.
 
6.I paesi in via di sviluppo e le economie in transizione non hanno avuto successo nel fornire alle persone la conoscenza e le competenze di cui hanno bisogno
L’educazione è inadeguata nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo. La copertura è insufficiente, l’accesso è diseguale (specie nell’educazione terziaria e nella formazione per gli adulti e gli inseriti) e la qualità dell’educazione è scadente. I tassi di istruzione degli adulti sono bassi, e troppo pochi ragazzi completano l’educazione di base. Valutazioni internazionali degli studenti della scuola secondaria nelle discipline matematiche e scientifiche mostrano economie in via di sviluppo ed in transizione faticano molto specie quando gli studenti sono esaminati sulle loro abilità ad applicare ed usare la conoscenza. Nelle economie in transizione dell’Europa e dell’Asia Centrale, la qualità dell’educazione è inadeguata ed il sistema educativo è troppo rigido. Apprendimento meccanico, scolarizzazione guidata dagli esami e impennata dei costi dell’educazione privata sono stati a lungo i contenuti delle politiche in alcuni paesi dell’Asia.
 
7.I metodi tradizionali di educazione sono inadeguati a fornire alle persone gli skills di cui hanno bisogno per collocarsi con successo nella knowledge economy
 
Il modello tradizionale di apprendimento differisce dai metodi di lifelong learning in importanti aspetti come evidenzia lo schema che segue.
 
Modello di apprendimento tradizionale Lifelong learning
L’insegnante è la fonte dell’apprendimento Gli educatori sono guide alle fonti di conoscenza
Gli allievi ricevono la conoscenza dall’insegnante Le persone apprendono facendo (learning by doing)
Gli allievi lavorano da soli  Le persone apprendono in gruppi e l’una dall’ altra
I test sono utilizzati per impedire che gli studenti vadano avanti fino a che non abbiano completamente acquisito un set di skills e la possibilità di accedere ad ulteriori apprendimenti La valutazione è utilizzata per guidare le strategie di apprendimento e per identificare i sentieri successivi dell’apprendimento
Tutti gli allievi fanno la stessa cosa L’educatore sviluppa piani di apprendimento individualizzato
Gli insegnanti ricevono formazione iniziale e formazione addizionale ad hoc in servizio
Gli educatori sono lifelong learners. La formazione iniziale ed in itinere è legata allo sviluppo professionale
I “buoni allievi” sono identificati ed a loro è garantita la possibilità di proseguire gli studi Le persone hanno accesso ad opportunità di apprendimento durante tutto l’arco dell’esistenza
 
 
8.La formazione degli insegnanti ha bisogno di cambiare
Questo nuovo contesto di apprendimento implica un ruolo diverso per insegnanti e formatori. Gli insegnanti hanno bisogno di apprendere nuovi skills e di diventare essi stessi lifelong learners per tenere il passo con la nuova conoscenza, le idee pedagogiche e la tecnologia. Come l’apprendimento diventa più collaborativo, altrettanto deve fare lo sviluppo professionale dell’insegnante, che ha bisogno di promuovere reti professionali ed organizzazioni di apprendimento nelle scuole e nelle istituzioni.
 
9.Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) possono sostenere questi cambiamenti nella pedagogia 
Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono facilitare le forme di learning by doing (mediante simulazioni al computer, ad esempio). Possono accrescere le risorse informative utilizzabili dai learners, cambiando in tal modo la relazione tra insegnante e studente. Possono facilitare l’apprendimento collaborativo e garantire agli studenti rapidi feedback.
Tuttavia, questi risultati non si ottengono semplicemente mediante l’introduzione del computer nel setting didattico. C’è bisogno di un’appropriata cornice di politiche nella quale le ICT siano usate per affrontare i problemi educativi; è richiesto un rilevante investimento nella formazione di insegnanti e managers affinché cambino le loro conoscenze e i loro comportamenti; è necessaria la disponibilità di tecnici qualificati e di staff di supporto per garantire le attività di manutenzione, ricerca e promozione. Queste condizioni sono raramente soddisfatte, specie nei paesi in via di sviluppo.
 
10.Le istituzioni educative formali devono diventare più flessibili
Le istituzioni terziarie offrono sempre più corsi part-time (serali nel week-end o estivi) per rispondere ai bisogni di lavoratori adulti. In Finlandia il numero degli adulti impegnati in programmi di educazione continua di terzo livello è maggiore del numero dei giovani che frequentano i corsi per diplomi tradizionali.
L’educazione a distanza è uno dei modi in cui vari paesi offrono opportunità di apprendimento più flessibile. Alcuni paesi, nell’educazione di base, utilizzano istruzioni interattive via radio. Il Messico usa la televisione per educare circa il 15% degli studenti  della sua secondaria inferiore. Negli anni Novanta il National Taechers Institute della Nigeria ha diplomato più insegnanti mediante programmi di apprendimento a distanza che tutti gli altri programmi del paese messi insieme. Internet sta cominciando a trasformare l’educazione superiore e la formazione nelle imprese. Nel 1999, ad esempio, il 92% delle grandi imprese degli USA ha condotto programmi di formazione basati sul Web.
 
11.Governare i sistemi di lifelong learning
Per creare efficaci sistemi di lifelong learning, i paesi devono operare significativi cambiamenti sia nel governo, sia nel finanziamento dell’educazione e della formazione. In alcuni paesi OECD i governi che un tempo si basavano esclusivamente su finanziamenti e provvedimenti pubblici dell’educazione e della formazione, oggi stanno cercando di creare una politica flessibile e reti regolamentate che comprendano un più ampio ventaglio di attori istituzionali. Queste reti comprendono la legislazione e gli ordini esecutivi, le intese per assicurare il coordinamento tra ministeri ed altre istituzioni implicate nelle attività di educazione e di formazione, i meccanismi per la certificazione delle acquisizioni dei learners, il monitoraggio istituzionale e dei sistemi di performance, i dispositivi di promozione dell’apprendimento. All’interno di questa rete, il ruolo degli incentivi è critico.
 
12.Il settore pubblico non può essere più a lungo il fornitore esclusivo di servizi educativi
Lo stato dovrà cooperare di più con il settore privato e con la società civile. Il settore privato può fornire servizi educativi secondo modalità tradizionali (in  proprietà diretta, funzionando come scuola privata e come fornitore di in entrata di libri, materiali ed attrezzature) e secondo modalità più innovative (funzionando come scuole pubbliche a contratto). Le imprese inoltre possono fornire  servizi di formazione e aggiornamento e possono essere coinvolte in attività di sviluppo di standard occupazionali e di curricula. 
 
13.In ogni governo i ministeri devono coordinare le loro attività
Sono necessari accordi negoziati a livello nazionale e, nell’implementation, collaborazioni in itinere tra i governi centrale, regionali e locale. In alcuni paesi, incluse la Germania e la Repubblica della Corea, il coordinamento è stato promosso attraverso l’integrazione dei dipartimenti responsabili dell’educazione e della formazione. Al contrario, in alcuni paesi in via di sviluppo alcuni ministeri, tra cui quelli specificamente legati alle attività industriali, controllano, gestiscono e finanziano la formazione. In questi paesi la competizione su risorse scarse ostacola la collaborazione, la promozione di formazione di alta qualità e lo sviluppo di un continuum di opportunità di formazione.
 
14.La certificazione e i sistemi di «assicurazione-qualità» sono necessari per valutare i learners ed informarli sui loro fornitori
I risultati dell’apprendimento devono essere effettivamente monitorati. I sistemi di «assicurazione-qualità» devono riconoscere la gamma delle attività (formali ed informali) nelle quali è collocato l’apprendimento e devono dare ai learners l’opportunità di dimostrare le loro abilità e conoscenze di volta in volta acquisite. I sistemi di «assicurazione-qualità» devono inoltre fornire ai learners delle prospettive con informazioni sulle offerte e sulle prestazioni dei fornitori.
I sistemi di «assicurazione-qualità» possono anche aiutare i learners a muoversi più agevolmente tra differenti tipi, livelli e ambienti di apprendimento. La Namibia, la Nuova Zelanda, il Sud Africa ed il Regno Unito sono dotati di sistemi nazionali di qualificazione che mediante differenti istituzioni assegnano qualifiche per un set di livelli (e ciascun livello è legato a standard di competenza). Gli studenti dei college e delle università degli Stati Uniti possono trasferire crediti da un’istituzione ad un’altra. Inoltre è in atto un movimento verso un ampio accordo a livello europeo sui meccanismi di equivalenza e di «assicurazione-qualità».
 
15.I decisori politici devono ripensare l’accreditamento delle istituzioni 
L’OECD ed alcuni paesi in via di sviluppo stanno cominciando ad accreditare le istituzioni sulla base di misure di prodotto o di performance (stime di diplomi), piuttosto che sulla base  di misure di input (numero di facoltà o libri nelle biblioteche). Nel Bangladesh, ad esempio, le scuole secondarie private devono acquisire  quote sicure di passaggio sugli esami d’ingresso all’università per rimanere accreditate (anche se questa regolazione è raramente imposta). In Armenia le istituzioni educative superiori private (ma non quelle pubbliche) devono acquisire una sicura percentuale di promozioni agli esami finali (normalmente il 50 per cento). Il consolidamento delle istituzioni è sempre più basato sulla performance.
 
16.Il finanziamento del lifelong learning  
Maggiori opportunità (e di maggior qualità) di educazione e formazione durante l’arco della vita richiedono un accrescimento delle spese, e le risorse dovranno essere usate con maggiore efficienza e in modi diversi. Queste spese non possono essere sostenute soltanto da fonti  pubbliche, ma è necessario un menu di opzioni che sia sostenibile ed equo.
 
17.I settori pubblico e privato devono lavorare insieme per finanziare l’apprendimento che va oltre la soglia delle competenze di base
I governi devono finanziare il lifelong learning per  i rendimenti sociali che superano quelli privati (l’educazione di base ad esempio). Il settore privato deve giocare un ruolo nel finanziamento degli investimenti per i rendimenti privati alti (l’alta educazione e l’educazione continua, ad esempio). L’intervento del governo che va oltre la promozione degli skill e della conoscenza di base dovrebbe essere rivolto ai learners di basso reddito o ai gruppi socialmente esclusi e ad altri con elevate barriere di apprendimento.
 
18.Nessun sistema unico di finanziamento può soddisfare i bisogni di tutti i learners
I decisori politici devono considerare un ventaglio di opzioni di finanziamento che includa sussidi, prestiti di tipo obbligazionario, contratti sul capitale umano, imposte progressive, piani di rimborso, piani di «asset-building» e crediti di apprendimento individuale.  Quali che siano i dispositivi utilizzati, il finanziamento dell’apprendimento che va oltre la soglia delle competenze di base dovrebbe includere sia le quote di costi sia le componenti di sussidio. I sussidi dovrebbero essere la fonte principale di finanziamento per i learners di basso reddito. Per i gruppi di alto reddito, la maggior parte del finanziamento dovrebbe prendere la forma dei prestiti basati sul reddito con interessi a tasso di mercato.
 
19.Un’agenda per il futuro
Le domande di un sistema di lifelong learning sono enormi e la maggior parte dei paesi non è in grado di implementare subito tutti gli elementi del sistema. Pertanto, i paesi devono sviluppare una strategia su come andare avanti in modo sistematico e conseguente. Un passaggio importante è l’ identificazione della situazione di partenza di un paese considerata con particolare attenzione in  rapporto a paesi dello stesso livello.
 
20.I sistemi nazionali di lifelong learning hanno bisogno di essere comparati
In alcuni paesi, un modo per far avanzare le cose potrebbe essere quello di istituire confronti nazionali basati sulla misurazione dei risultati del lifelong learning.  Queste misure  sono poco sviluppate. Le misure tradizionali dei progressi educativi, come le quote lorde di reclutamento oppure la spesa pubblica come parte del PIL, non colgono importanti dimensioni del lifelong learning. Le quote lorde di reclutamento misurano gli inputs piuttosto che l’acquisizione delle competenze. La spesa globale in educazione comprende una quota più che giusta della spesa pubblica. Gli indicatori tradizionali inoltre non sono in grado di cogliere l’apprendimento nei settori non-formali ed in quelli informali che diventano sempre più importanti.
 
21.E’ necessario un diverso approccio alla riforma dell’educazione
Una riforma continua è necessaria non solo per accelerare l’andamento stesso della riforma, ma anche per ampliare l’estensione delle trasformazione fondamentali che man mano sono portate a compimento. Il modello tradizionale della riforma dell’educazione comunque non è sensibile al cambiamento continuo: un flusso di iniziative e di cambiamenti di politiche si rivela troppo pesante per gli stakeholders e allora prevale la stanchezza e, infine, la resistenza alla riforma. Le istituzioni devono quindi costruire riforma e cambiamento all’interno dei loro specifici processi. Inoltre, i cambiamenti di politiche richiedono un largo sostegno e dialogo per facilitare gli aggiustamenti in itinere necessari durante l’implementation.
 
22.La Banca Mondiale continuerà ad approfondire la sua riflessione e ad aiutare i paesi a sviluppare strategie concrete
C’è la necessità di impegnare i decisori politici nazionali e gli stakeholders a livello mondiale in un dialogo sul lifelong learning allo scopo di aiutare i governi a formulare strategie e piani di azione concreti  per mettere a punto cornici di lifelong learning e di innovazione appropriate ai contesti dei loro paesi. La Banca Mondiale può sostenere questi sforzi lavorando sia all’approfondimento della comprensione delle implicazioni della per i sistemi  di educazione e di formazione, sia alla diffusione di documenti analitici e programmatici sull’educazione per la knowledge economy.