L'importanza delle competenze interculturali e globali oggi

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Siamo spesso portati a pensare che ad avere bisogno delle competenze interculturali siano gli altri, gli stranieri, i migranti, che arrivano e hanno la necessità di dover comprendere e di doversi adattare a noi e ai nostri contesti. Questa credenza può essere dovuta ad una sottovalutazione del fatto che, a fianco delle migrazioni di più lungo periodo, a rendere il nostro Paese sempre più multiculturale contribuiscono anche altri fenomeni legati, più in generale, all’incremento della mobilità umana. L’aumento della mobilità, infatti, impatta sulla probabilità e sulla frequenza delle relazioni che gestiamo con persone o gruppi con diverso background culturale.

Nell’attuale contesto, sviluppare quelle capacità che hanno a che fare con la gestione di relazioni interculturali, l’essere in grado di lavorare in contesti professionali multiculturali e globali – in presenza e a distanza – e saper affrontare in modo responsabile e sostenibile alcune delle sfide delle società odierne (global skills) diventa sempre più rilevante (Di Mauro, Bolzani, 2020).


Il mosaico delle mobilita' umane

I migranti che arrivano in modo irregolare – e di cui i media ci raccontano attraverso le cui immagini dei barconi -, insieme al progressivo aumento della popolazione residente di origine straniera e la costante contrazione della popolazione italiana (aumentano i matrimoni misti, i figli delle coppie in cui almeno uno dei coniugi non ha la cittadinanza italiana, i così detti “G2”, ovvero i figli di genitori immigrati in Italia), sono solo un pezzo del mosaico dell’Italia di oggi, sempre più multiculturale.

L’epoca in cui viviamo si caratterizza infatti per la mobilità e la fluidità della vita delle persone. Rispetto al passato è oggi molto meno scontato rimanere a vivere nello stesso luogo dove si è nati. Inoltre, viaggiare è molto più economico; le informazioni e le conoscenze rispetto alle mete di destinazione sono più accessibili. Le esperienze di migrazione sono più reversibili e circolari, il che rende l’immigrazione temporanea una realtà più diffusa.

Turisti, studenti internazionali ed expats (o assegnatari internazionali) abitano e vivono le nostre città per un periodo di tempo limitato in qualità di “cittadini temporanei”, e anch’essi rendono l’Italia un Paese sempre più multiculturale. Al pari dei migranti, anche loro sono portatori di bisogni, tradizioni e aspettative culturali da comprendere e soddisfare, in una logica interculturale, al fine di consolidare relazioni sinergiche e di lunga durata che possano contribuire allo sviluppo e alla sostenibilità del nostro sistema Paese.

Un crescente numero di studenti internazionali incoming frequenta gli atenei o i campus delle nostre università per un periodo che si estende tra i 6 mesi e i 3 anni. Spesso il soggiorno per motivi di studio include anche un periodo di stage o di tirocinio, e il permesso di soggiorno per motivi di studio è spesso convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. I Millennials hanno un atteggiamento molto positivo verso la mobilità internazionale: la considerano un’opportunità di arricchimento del proprio background e della propria esperienza di vita, non solo professionale. Interagire con altri, provenienti da ogni angolo del mondo, e confrontarsi con diverse realtà e culture, consente l’estensione del proprio network di contatti, l’accrescimento delle proprie conoscenze, il rafforzamento dell’autonomia e dell’apertura mentale (IDOS, 2022).

Le città italiane, soprattutto le grandi città, sono sempre più multiculturali anche grazie alla presenza degli expats: una nicchia di persone che emigra per ragioni lavorative grazie ad un contratto di distacco (o delocalizzato) che hanno con la casa madre o con una branch di un’azienda di grandi dimensioni. Nella maggior parte dei casi sono in possesso di alte qualifiche o di elevati profili professionali e nel paese di destinazione ricoprono ruoli di alto livello manageriale o tecnico.

Anche se migranti, studenti internazionali ed expats non necessariamente si fermeranno a vivere per lungo periodo in Italia, durante il loro periodo di soggiorno potranno avere la possibilità di acquisire quelle skills linguistico-culturali utili per inserirsi e per gestire relazioni “interculturali” con i locali, sia in ambito sociale che professionale. Se guidati lungo il percorso di apprendimento, potranno sviluppare quelle competenze – interculturali e globali – che gli saranno utili lungo tutto l’arco della propria vita, in qualunque luogo del mondo si troveranno e qualsiasi sarà il ruolo professionale o sociale che ricopriranno.


La formazione interculturale

Le competenze globali (global skills) includono atteggiamenti e competenze interculturali, quali: il poliglottismo, la curiosità, l’apertura verso la diversità; ma includono anche la capacità di agire e prendere decisioni consapevoli e sostenibili verso di sé, verso gli altri (anche in termini solidaristici), verso le comunità di appartenenza, occupandosi di alcune delle sfide che impattano a livello locale e globale e che si traducono in pratiche di responsabilità verso il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (17 SDG ONU) (Di Mauro, Gehrke, 2019).

Chi si occupa dell’accoglienza e dell’integrazione di migranti, così come i docenti, gli expats, chi lavora nell’ambito dell’accoglienza turistica – manager e operatori dei servizi – sono tra quelle professioni che è bene sviluppino, insieme alle competenze multilinguistiche, un insieme di conoscenze, capacità e atteggiamenti utili a favorire l’accoglienza e la gestione di relazioni interculturali e alla sostenibilità. La formazione interculturale può rispondere all’esigenza di sviluppare queste competenze.

Tra gli obiettivi della formazione interculturale c’è, infatti, lo sviluppo delle competenze necessarie per interagire, lavorare e vivere, oggi, in società sempre più multiculturali e globali. Questo tipo di formazione mira anche a rendere le persone più competenti nell'entrare in contatto e gestire relazioni con individui di diversi background culturali, a partire dall’aumento della consapevolezza dei meccanismi – spesso inconsci – che rendono difficile la comprensione e le relazioni.

È essenziale tenere presente che, al fine di promuovere cambiamenti profondi e agire sul sistema di atteggiamenti, credenze e valori, la formazione per lo sviluppo delle intercultural e global skills non può affidarsi a approcci do’s & dont’s o alle tradizionali metodologie educative frontali, le quali sono più adatte alla mera trasmissione di conoscenze. Molti contesti organizzativi si accontentano di questo tipo di formazione, spesso in quanto dare indicazioni prescrittive soddisfa un bisogno di “sicurezza” su come gestire situazioni sconosciute e ambigue o per motivi legati a limiti di tempo e risorse della formazione. Tuttavia, il processo di sviluppo delle competenze interculturali e globali, analogamente a quanto avviene per l'acquisizione di qualsiasi altra competenza, richiede un percorso di riflessione e consapevolezza e la trasferibilità di tali competenze in contesti sempre più vari e complessi. La formazione volta allo sviluppo delle intercultural e global skills necessita di metodologie didattiche attive ed esperienziali, preferibilmente in contesti di apprendimento multiculturali, che consentano ai partecipanti di vivere momenti immersivi e di "Eureka" o di scoperta, a partire dal proprio sé.



Bibliografia

Deardorff, D. (2006). In “Journal of Studies in International Education”, Fall 2006, 10, pp. 241-266; Darla K. Deardorff, in The SAGE Handbook of Intercultural Competence, Sage Publications, Thousand Oaks, 2009.

Di Mauro, M., Bolzani, D. (2020). “Neighbourness competence”. A literature review. https://mauradimauro.weebly.com/uploads/5/5/6/4/556436/neighbourness_competences._a_literature_review_io1_report_final.pdf

Di Mauro, M. Gehrke, B. (2023). Cittadini Globali. Strumenti didattici per la formazione interculturale. La Meridiana.

IDOS (2022). Dossier Statistico Immigrazione. Idos Edizioni.

Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo (2021). La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2021. Il Mulino.

UNESCO (2014). Global Citizenship Education. Preparing Learners for the Challenges of the 21st Century. UNESCO. https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000227729  


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