Mi chiamo Victoire, ho 28 anni, e vivo e lavoro a Roma. Nata francese, cresciuta a Parigi, ho svolto tutta la mia scolarità nelle scuole pubbliche del mio quartiere. Dopo il liceo, sono entrata a Sciences Po, dove mi sono laureata in scienze politiche e comunicazione.
Fin da piccola, nutro un interesse profondo per le storie, da quelle narrate nei romanzi classici come L’Assommoir, Il Dottor Zivago e Il Gattopardo, fino alla Storia con la “S” maiuscola, passando per la storia “piccola”, “quotidiana”, quale quella della mia famiglia, fortemente influenzata da quanto accaduto in Europa durante l’ultimo secolo. Da parte materna, i miei nonni, francesi del Nord con origini belghe, non si sarebbero mai conosciuti se i loro propri padri non si fossero ritrovati prigionieri nello stesso stalag durante la seconda guerra mondiale. Dalla parte paterna, invece, mia nonna, polacca e ebrea, non sarebbe sicuramente mai diventata francese se, durante l’ultima guerra, mio nonno non l’avesse nascosta dai nazisti in un piccolo paesino protestante del sud della Francia.
La storia della mia famiglia, che non può essere distaccata dagli orrori, dalle migrazioni e dalle evoluzioni trascorsi in Europa durante la prima parte del 20° secolo, ha quindi ovviamente fortemente partecipato a rinforzare il mio sentimento europeo e il mio desiderio di sentirmi appartenente ad una comunità ricca di diversità ma ormai unita. E da quando vivo in Italia questo sentimento si è, per ovvie ragioni, rinforzato. In particolare, quando penso, per esempio, al fatto che, durante la prima guerra mondiale, il bisnonno del mio compagno, che è italiano, combatteva contro il mio proprio bisnonno polacco a Caporetto!

Oggi, ho poche certezze e purtroppo non vedo ancora le soluzioni a molte delle sfide che si pongono alle nostre società e alla costruzione europea. Però, sono convinta di una sola cosa, molto semplice: solo un’Unione forte ci permetterà di garantire la pace nei nostri paesi europei e tra di noi cittadini europei.

La mia vita in Italia si divide in tre esperienze, che corrispondono a dei momenti diversi della mia vita personale e professionale. Tutte e tre mi hanno permesso di maturare e di far evolvere la mia visione e il mio sentimento di appartenenza a questo paese e, più in generale, all’Europa.
Ho trascorso la mia prima esperienza di vita fuori dalla Francia, in Italia, nel 2011-2012, all’età di 20 anni, nell’ambito di uno scambio Erasmus. All’epoca, non avevo esitato molto tempo tra tutte le destinazioni che mi erano state presentate: studiavo l’italiano fin dalla scuola media, mi ero già innamorata della dolce vita italiana durante delle vacanze in famiglia, e la bellezza e la Storia di Roma mi affascinavano. Con molta spontaneità e convinzione avevo quindi scelto di andare a studiare le scienze politiche, per un anno intero, nella città eterna.
Quel primo anno in Italia costituisce ancora oggi per me una delle esperienze più belle e marcanti. Senza esagerare, direi anche che quella esperienza ha avuto un effetto determinante sul mio percorso professionale e personale finora.
Per la prima volta nella mia vita, vivevo da sola  –  anche se con molti coinquilini  – , in un posto dove non avevo più le mie abitudini  –  neanche quelle linguistiche  – , e senza i miei amici e la mia famiglia  –  a chi ero e sono ancora molto legata. Mi ricordo ancora del sentimento di libertà che mi procurava quella situazione e della mia voglia di scoprire e capire al meglio la mia nuova città e il mio nuovo paese di adozione. Ho quindi approfittato di tutte le occasioni per visitare e girare Roma (da Ostia Antica a Ponte Milvio passando per il Pigneto e piazza Navona), e l’Italia (dalla Puglia a Torino e Padova).
La mia conoscenza dell’Italia si è anche fatta tramite la degustazione delle sue numerosissime specialità culinarie, e la scoperta delle sue opere letterarie e cinematografiche.

Il mio adattamento in Italia è stato molto facile e non ho vissuto lo choc culturale che alcuni amici francesi hanno avuto vivendo in altri paesi come gli Stati Uniti, l’Ungheria o la Cina. Ero già stata in Italia in vacanza, parlavo già un po’ la lingua, e la Francia e l’Italia, in quanto paesi cugini, condividono la stessa cultura. Ovviamente, all’inizio della mia esperienza, ho notato certe differenze tra il mio modo di vivere e di pensare “francese” e quello italiano: l’ossessione degli italiani per il cibo e il sacrosanto antipastoprimo-secondo; i primi esami orali all’Università davanti a tutti gli altri studenti; il fatto che uno studente possa rifiutare un voto (cosa inconcepibile in Francia); il quarto d’ora accademico; la diversità degli accenti anche da un paesino all’altro; la tradizione del Bingo e della tombolata, etc. Ma queste particolarità culturali mi sembravano  – e mi sembrano ancora  –  piuttosto simpatiche!

Aggiungerei che il legame culturale forte che esiste tra l’Italia e la Francia e la mia conoscenza della lingua italiana mi hanno anche permesso di conoscere e legare abbastanza facilmente con i giovani italiani incontrati all’Università o in altre occasioni. Durante quell’anno ho frequentato poco gli altri studenti Erasmus e sono rimasta soprattutto con ragazzi italiani. Molti di loro sono addirittura diventati dei veri e propri amici, quanto i miei amici francesi, e ovviamente questo mi ha permesso di migliorare il mio livello d’italiano e di integrarmi velocemente.

Ho svolto la mia seconda esperienza in Italia, sempre a Roma, dal 2013 al 2014. All’epoca lavoravo come stagista presso l’Institut Français, il servizio culturale dell’Ambasciata francese a Roma.
Quell’anno, ho ritrovato i miei amici italiani conosciuti durante il mio Erasmus, ho avuto l’opportunità di legare con i miei colleghi italiani, e ho anche potuto approfondire la mia comprensione del funzionamento del Paese. La mia vita da stagista in Italia, anche se svolta in una realtà molto francese, mi ha permesso di esperimentare, a Roma, una vita più “classica” perché condizionata dai miei impegni lavorativi.
Durante quella seconda esperienza, ho anche sviluppato un interesse più marcato per l’attualità e la vita politica italiane, e ho preso maggiore coscienza di certi elementi che avevo solo intuito durante il mio Erasmus: la situazione del mercato del lavoro, la famosa fuga dei cervelli all’estero (alcuni dei miei amici italiani, per esempio, sono poi venuti a vivere in Francia), il peso ancora marcato della religione sulla società, etc.

Ad ottobre 2017, dopo una prima esperienza lavorativa di tre anni a Parigi, ho deciso, per motivi personali e professionali, di tornare a vivere a Roma. Attualmente, lavoro per un think tank italiano, dentro uno spazio di coworking in cui “co-lavorano” giovani italiani e anche alcuni francesi e inglesi, tedeschi, etc.

Anche se continuo a ascoltare la radio francese e a leggere libri francesi, nella mia vita quotidiana – al lavoro, nel quartiere dove vivo, e con i miei amici italiani – non mi sento mai come “una francese che vive all’estero”. Mi sento proprio appartenente, come qualsiasi altra persona, a tutte le comunità che frequento.
Questo sentimento di appartenenza all’Italia mi porta ovviamente a seguire con grande attenzione l’attualità politica, economica e sociale del Paese, esattamente come faccio in Francia. Perché quello che succede qua ha un’influenza diretta sulla mia vita, ma anche perché il destino dell’Italia, e quello della Francia e dell’Europa sono completamente legati.
Non so se rimarrò tutta la mia vita in Italia, dipenderà da diversi fattori. Ma so che se dovessi lasciare l’Italia, mi mancherebbe quanto la Francia mi può mancare oggi. A Parigi, ormai, mi chiamano “la Romana”…

Sono nata e cresciuta a Parigi, vivo attualmente a Roma, e domani potrei anche decidere di andare a vivere a Bruxelles o a Madrid. La facilità con la quale si può viaggiare, cambiare paese e incontrare altre persone è sicuramente, per me, una delle cose più belle che offre l’Union Europea.
Vorrei che tutti i giovani europei avessero l’opportunità di vivere la stessa esperienza che ho vissuto e che potessero imparare a conoscere gli altri paesi che compongono l’Europa. Solo cosi si potrà costruire una vera cittadinanza europea.