Il colore della facilitazione, tra transazione e trasformazione

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La facilitazione definisce uno spazio di azione e di impatto centrato sul partecipante a partire dal quale plasma strategie, modalità, approcci.

È una tecnica professionale del formatore, da candidare a skill dell’anno nascente perché sviluppa sguardo e sensibilità sull’altro da sé. Potremmo dire che attiva la decrescita felice del protagonismo individuale e allena in tutti, facilitatore e partecipanti, capacità e approcci alla base del senso di comunità.

Nella dinamica formativa, la facilitazione si muove tra transazione e trasformazione, due direttrici di cambiamento che il facilitatore deve saper attraversare e mescolare. Con competenza e nuove ispirazioni.

E se usassimo i colori per muoverci tra sfumature e intensità del cambiamento da stimolare spaziando dal Classic Blue della transazione al Peach Fuzz della trasformazione?
Due colori Pantone che ci raccontano sensibilità e focus particolari e ci aiutano a immaginare gli spazi a tinta unita e quelli da amalgamare nella facilitazione.

Lo spazio transazionale

La transazione dichiara la natura dello scambio in aula e le posizioni degli attori in gioco. È un flusso a ruoli definiti da chi sa verso chi non sa. Il gesto prevalente è porgere contenuto ed esperienze, gesto che presenta il modello di competenza a cui tendere e definisce i precisi fattori della validazione del relativo apprendimento, che separa cosa è giusto da cosa è sbagliato.

La transazione è una azione che racconta uno squilibrio e come gestirlo bene. Nella pratica ha tutte le forme classiche della lezione e della valutazione. In un ordine dritto o rovescio, dipinge la 'soluzione' e supporta ognuno e ognuna nel farla diventare anche la propria 'soluzione'.

Nella nostra tavolozza, la transazione è un Classic Blue, colore Pantone dell’anno 2020, che ricorda la tonalità del cielo prima che il sole sorga. Descritto dai suoi ideatori: “Esso consente di rifocalizzare i nostri pensieri facilitando la concentrazione e fornendo un’eccellente chiarezza. Sfumatura di blu che invita alla riflessione, Classic Blue favorisce la resilienza.”[i]

Cosa c’è di più rassicurante di un nuovo contenuto da aggiungere al proprio portfolio professionale? Le pennellate di Classic Blu ancorano le nostre sessioni ad aspettative e contesto.

Ma il Classic Blue della transazione non può più essere il colore unico della formazione. Sempre più nei risultati di business c’è l’essere accanto al fare come driver strategico. E sempre più ci interessa scoprire, anche in una piccola nuova conoscenza o capacità, risonanze e appartenenze personali.

Aprire alla trasformazione

La facilitazione si colora quindi dell’approccio trasformativo, che va ben oltre l’apprendimento di un contenuto.

Quando facilitiamo in modo trasformativo non ci aspettiamo nulla in cambio, in termini di compliance rispetto al contenuto trattato, ma lavoriamo per generare nell’altro un punto di vista, una prospettiva, una riflessione personale sul tema. Come se la sessione formativa fosse un pretesto per salire un gradino di consapevolezza individuale.

L’approccio trasformativo mette il facilitatore in un confronto alla pari con i partecipanti, la crescita professionale si attiva sempre più dallo scocco della scintilla di cambiamento personale.

Questo approccio alla facilitazione può essere sfidante per il formatore perché vuol dire in primo luogo inserire nuovi focus della propria azione didattica.

Progettare i vuoti – per rendere attiva la postura

Vuoti di parole, vuoti di certezze. La facilitazione trasformativa lascia spazio fisico e mentale per l’emergere delle voci dei partecipanti. E si preoccupa anche di trovare il modo perché siano espresse senza timori del giudizio o resistenze. Una tecnica efficace è quella di richiedere di scrivere la propria risposta a una domanda o riflessione lanciata in aula. In questo modo ogni persona ha il tempo della riflessione e della formulazione personale, senza il rischio di diversa intensità di partecipazione tra introversi ed estroversi ed evitando il 'groupthinking', che condiziona gli scambi verbali in plenaria.

Praticare le intersezioni e trattare i contenuti “from the edge” – per ampliare lo sguardo

Contaminare, connettere, mettere assieme. Tutte le aperture, consuete o inusuali, che possiamo dare al nostro contenuto collegandolo a storie, esperienze, dati 'di contorno' sono utili per togliere i partecipanti da un ascolto passivo e allenarli alle scoperte del cambio di punto di vista. Si può per esempio applicare la tecnica del 'moodboard' al tema che stiamo trattando: trovare tutti gli stimoli visuali che lo raccontano e raccoglierli in un cartellone reale o virtuale da commentare è un modo di impatto per lavorare sull’apertura di sensibilità e di visione valorizzando anche il punto di vista emotivo.

Creare zone di paradosso – per aggirare i bias

Un approccio trasformativo in aula cerca la strada per generare momenti autentici di scoperta di sé e del contesto, scardinando standard e ideali di comportamento, azione, soluzione che spesso restano in superficie e non toccano né attivano le persone. L’approccio paradossale aiuta a risvegliare consapevolezza e crea uno spazio che dà libertà e permessi alle persone per esprimere comportamenti e azioni altrimenti censurati da bias e modelli culturali dominanti. Un esempio: se l’obiettivo della sessione è migliorare la customer satisfaction lancio una gara sull’'incubo' peggiore che posso far vivere ai miei clienti, attivando dinamiche e contributi più ricchi e creativi sui quali poi riflettere per riportarli in positivo.

Il colore della facilitazione trasformativa non può che essere Peach Fuzz, il colore del futuro, il Pantone del nuovo anno 2024. È un color pesca vibrante, dove si incontrano anima, corpo e mente. 

Come ci raccontano i suoi creatori: “ispira sentimenti di appartenenza, nuovi equilibri e un'opportunità di prendersi cura di sé, calmarsi e trovare i propri spazi in cui prosperare e migliorarsi”.[ii]

È una ispirazione per vivere e far vivere al massimo l’esperienza umana dentro la dinamica formativa.

Ora dimmi di te: quali altri colori ispirano la tua azione di facilitazione?


Il comitato redazionale

Myriam Ines Giangiacomo

Domenico Lipari

Giusi Miccoli

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