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Il termine “Nuovo” sta ad indicare non la riedizione di un “lavoro editoriale” pubblicato per la prima volta nel 1998 per poi ripresentarsi in una veste rivisitata nel 2005; bensì, rappresenta un’opera completamente ristrutturata sia alla luce dei continui cambiamenti che stanno interessando il mondo del lavoro e – nello specifico – della formazione sia come una guida che sappia orientare il potenziale lettore ai passaggi fondamenti da seguire per progettare, attuare e valutare un progetto di formazione.
Un Manuale che si rivolge agli esperti dei processi formativi, ed anche a coloro che intendano divenire tali!
La riflessione muove dalla fotografia che ci presenta l’ISFOL nel XV Rapporto di monitoraggio della formazione continua, ed in particolare nella partecipazione formativa degli adulti 25-64enni. Nel corso del 2013, i cittadini europei compresi nella fascia di età tra i 25 e i 64 anni che risultano aver partecipato ad attività di istruzione e formazione sono stati complessivamente oltre ventinove milioni, pari al 10,5% della popolazione di età residente nei paesi facenti parte dell’Unione europea; inoltre, in due casi su tre le attività hanno riguardato temi connessi al lavoro. In questo scenario, l’Italia registra un andamento complessivo al di sotto della media europea con una percentuale di partecipazione del 6,2%, ovverosia oltre due milioni di persone in età compresa fra 25 e 64 anni di età risultano coinvolti in percorsi di formazione. In ogni caso, si è in presenza di livelli di coinvolgimento lontani da qualsiasi risultato auspicato e ancora una volta si evidenziano le difficoltà che incontrano le politiche di formazione finalizzate al rafforzamento delle competenze dei lavoratori e alla collocazione o ri-collocazione nel mercato del lavoro. L’obiettivo europeo per il 2020, invece, sarà quello di coinvolgere ogni anno in attività di istruzione e/o formazione anche non professionalizzante non meno del 15% della suddetta popolazione.
In realtà oggi si sta imponendo il concetto di lifewide learning, ovvero l’istruzione e la formazione che interessano tutti gli aspetti della vita e che possono avvenire in contesti molto differenziati e in diverse fasi della vita delle singole persone. L’adozione della prospettiva del lifelong learning valorizza la formazione come dispositivo per accrescere l’empowerment individuale in chiave di partecipazione attiva all’economia e alla società. Tutto ciò rivoluziona le prospettive e la cultura stessa del rapporto formazione-lavoro. Occorre infatti pensare che “la formazione produce auto-realizzazione del sé” in quanto si dimostra capace di formare le nuove generazioni non a cercare lavoro ma a creare nuovo lavoro, per sé e per gli altri.
La formazione è sempre azione di sostegno al cambiamento e non si può dare cambiamento se non sussiste un contesto di valori, al di là degli aspetti legati ai metodi e alle tecniche che siano in grado di sostenerlo. Quindi, non è più soltanto un qualcosa di strumentale, a servizio di finalità e obiettivi concreti; bensì, la sua funzione pedagogica/educativa e formativa/professionale si sintetizza in una specie di alchimia chimica capace di generare un qualcosa di superiore, di particolare importanza, tracciando le linee di una nuova modalità di lavoro, quella di “agire per scoperta”, così come avviene nell’ambito delle realtà in progetti, in modelli, in situazioni pratiche concrete.
La formazione è lo strumento per crescere, per migliorare, per acquisire nuovi saperi e nuove competenze.
La formazione si pone come agente del cambiamento e della modernizzazione, con una particolare attenzione verso i fattori chiave della crescita e dello sviluppo ed al collegamento con gli obiettivi di innovazione delle imprese, che sono posti come elementi prioritari per la crescita economica del Paese. In un contesto nel quale la capacità di innovazione e di integrazione non è più solo un valore aggiunto delle aziende più avanzate ma una precondizione per fare impresa e operare nel mercato globale.
La formazione serve anche ad accompagnare e sostenere questi processi, valorizzando appieno il potenziale di crescita delle imprese aderenti e dei loro lavoratori.
Da qui l’attenzione sia ad un ripensamento da parte della pedagogia delle questioni più ampie legate alla società civile in ottica europea sia l’esigenza di costruire un “dialogo multidisciplinare” nell’ambito della pedagogia del lavoro e della formazione.
Tali questioni sono state affrontate nel volume di recente pubblicazione dal titolo “Nuovo Manuale per l’esperto dei processi formativi. Canoni teorico-metodologici” di Giuditta Alessandrini, Professore ordinario di Pedagogia generale e sociale del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Roma Tre.
Pubblicato nella collana “Studi Superiori” di Carocci editore, il manuale – come afferma l’autrice – segue due “percorsi di lettura” che vengono costruiti dal singolo lettore: nel primo, si propone una riflessione accurata sul ruolo possibile che la formazione sta assumendo a partire da una sua ricostruzione teorica per poi dare spazio ad alcuni riflessioni alla luce sia della recente normativa in ambito europeo sia dei dati pubblicati nei numerosi rapporti; la seconda, invece, descrive i principali strumenti, metodi operativi, metodologie per sviluppare interventi e pratiche di formazione.
Nello specifico, il primo percorso si presenta come un “vestibolo” che indirizza il lettore a comprendere la complessità dell’agire formativo, e su cui si snodano dieci stanze che offrono un’analisi dettagliata dei recenti cambiamenti – e non! – intervenuti in tale ambito: a partire da una riflessione dei possibili vantaggi e punti di criticità avvenuti a dieci anni dalla cosiddetta “fioritura” della società della conoscenza e quindi denominata dall’autrice come un “sogno”, per passare alla digital trasformation, sharing economy ed allo smart working (la “realtà”), soffermarsi poi al soggetto quale protagonista nel processo di apprendimento (la “danza”) per giungere all’importanza della comunità come difesa dell’incertezza (la “prospettiva”).
Come ha sottolineato la curatrice Giuditta Alessandrini, il cuore della monografia ruota attorno alla complessità dello sviluppo educativo e formativo soprattutto in riferimento alla recente crisi economica, e fornisce anche una serie di strumenti metodologici per potenziare la capacità di agire del formatore in situazione.
Viene, dunque, a tracciarsi il secondo percorso: dall’analisi dei fabbisogni formativi, alle famiglie metodologiche, la valutazione del progetto formativo, il tema cardine delle competenze, per chiudersi con uno studio relativo alle possibili comparazioni/differenze tra l’apprendimento organizzativo e le comunità di pratica.
Una “guida” che si snoda in trecentosei pagine e corredata da una serie di “riquadri” curati da esperti del settore (come Quadrifor, UIL, per citarne alcuni) e da giovani laureandi e dottorandi di ricerca: una riflessione sul quadro europeo delle qualifiche, l’importanza dei fondi interprofessionali, l’impatto delle tecnologie nei processi formativi al work-based learning; una rassegna di “casi di studio” dall’educazione all’imprenditorialità alla figura del formatori, al ruolo dei quadri del terziario; una rassegna di “tesi di laurea” sui temi della comunità di pratica nella sanità e nel project management al tema dibattuto dello Youth Guarantee; in ultimo, una rassegna dei progetti di ricerca nazionali ed europei (come CREA.M., SME_QUAL, il corso ANAS, ARNO, ecc.) condotti dal Laboratorio di Ricerca CEFORC “Formazione Continua & Comunicazione (www.ceforc.eu)”.
A chiusura del volume, una vasta rassegna bibliografica può fornire al lettore numerosi riferimenti di opere, rapporti nazionali ed internazionali al fine di approfondire una tematica specifica del vasto panorama qual è la formazione.
Riprendendo un passaggio dell’Autrice a pagina 18 e che può costituire un elemento utile ad accompagnare il potenziale lettore: «La tesi che si propone in questo volume è che l’approccio pedagogico alla formazione (nel senso di approccio centrato sulle scienze dell’educazione) mai come oggi sia generativo di senso e coerente alla domanda implicita rivolta alla formazione nella società contemporanea anche rispetto ai nuovi archetipi del lavoro».
Il filo che lega ogni capitolo, dunque, è la comune attenzione a condividere l’impegno alla diffusione e al sostegno di una cultura della formazione come cultura della valorizzazione della crescita della persona, come tramite per lo sviluppo della propria immagine identitaria, intesa nella dimensione individuale quanto nella dimensione collettiva.