Misure di contrasto del fenomeno corruttivo: un punto di partenza per la progettazione
Quando si parla di formazione obbligatoria la progettazione rischia di essere considerata un esercizio di stile o un adempimento nozionistico.
L’opportunità di trasformare un percorso didattico obbligatorio, che spesso viene percepito come superfluo nella vita lavorativa sempre concitata di un’organizzazione, in una occasione di crescita e perché no di “benessere”, passa attraverso la cura attenta dell’architettura formativa, che si basa su un delicato equilibrio tra metodologia e contenuti.
In questo articolo la narrazione di una recente esperienza realizzata dal Formez PA per i suoi dipendenti (tra novembre e dicembre del 2017) ci consente di capire come la progettazione formativa, macro e micro, abbia rappresentato, per contro, una delle condizioni abilitanti la buona riuscita del percorso formativo obbligatorio "Anticorruzione e Trasparenza: Creare Valore" (Annualità 2017 – PTPCT 2017-2019).
Il progetto formativo è stato elaborato anche sugli esiti di una rilevazione interna del Clima organizzativo ed etico, assoluta novità nella storia dell’Istituto. Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza 2017-2019 di Formez PA ne aveva, infatti, previsto la realizzazione sia in ottemperanza agli indirizzi del Piano Nazionale Anticorruzione, sia perché la rilevazione del clima rappresenta uno degli strumenti maggiormente efficaci nell'analisi del contesto interno delle organizzazioni in quanto utile ad individuare gli elementi di effettiva sostenibilità delle misure di prevenzione. È bene sottolineare che le indagini di clima sono fortemente consigliate dalla letteratura di settore e vengono considerate quasi milestones nell’ambito del framework dello standard UNI EN ISO 31000:2009.
Quella realizzata in Formez PA, in forma rigorosamente anonima, è stata condotta dall’Ufficio Anticorruzione attraverso la somministrazione a tutto il personale di un questionario strutturato su 127 item organizzati in due parti e avente a riferimento il modello proposto dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (in passato CIVIT), già nel 2013, opportunamente adattato e integrato di una componente relativa alla compliance etica.
La rilevazione ha rappresentato un momento di particolare valore nella vita aziendale essendo stata elaborata e vissuta proprio come una misura di contrasto del fenomeno corruttivo: agendo infatti come “ricerca/azione” è intervenuta essa stessa a modificare alcune delle dimensioni analizzate, prima fra tutte quella della relazione tra individuo ed organizzazione. Coerentemente con le previsioni ha ingenerato aspettative di miglioramento e di azione nel personale che sono state opportunamente canalizzate nell’ambito delle attività formative progettate in funzione anche di tali presupposti.

Sinergia, confronto, integrazione
La progettazione formativa generale è stata concertata con tempi stretti e piena sinergia tra i due uffici Anticorruzione e Trasparenza e Gestione, Valutazione e Sviluppo RU, definendo insieme macro finalità, platea, modalità e priorità. L’integrazione contenuti-metodi è risultata da subito fondamentale per la qualità del prodotto formativo realizzato.
Priorità assoluta è stata una decisa azione di responsabilizzazione e di sviluppo della conoscenza, semplicemente utilizzando materiali che sono a disposizione del personale in ogni momento, ma che talvolta sfuggono alla lettura attenta e consapevole di ciascuno.
I risultati attesi, condivisi al momento della progettazione, sono stati essenzialmente: una maggiore consapevolezza dell’agire etico, la capacità di cogliere gli ambiti di rischio nel quotidiano, l’incremento di una cultura che va oltre i classici strumenti normativi nazionali e approfondisce gli strumenti di cui l’Istituto si è dotato nel tempo. La costruzione dunque di “valore individuale” e organizzativo, a partire da chi ha compiti di responsabilità, di coordinamento e di valutazione.
La riflessione costruttiva sui risultati – realizzata nell’ambito delle attività di aula sotto forma di laboratori didattici – ha rappresentato un momento non banale di vera negoziazione dei significati, oltre che di dialogo e confronto condotto attraverso la metodologia della SWOT Analisys. Questa riflessione ha portato alla proposizione di aree di intervento ed a una concreta valutazione, da parte degli attori protagonisti, della fattibilità organizzativa delle principali misure di prevenzione del rischio corruttivo.
La platea coinvolta in questa prima attività formativa, per complessive 93 unità, è stata definita su due livelli con azioni e finalità diverse:

  • Responsabili di uffici, Responsabili di progetti, Referenti delle Commissioni di Selezione con Laboratori di analisi e costruzione di proposte;
  • Dirigenti e vertice con incontri di restituzione e Laboratori.

Infine, il personale ha partecipato ad un webinar con il vertice aziendale durante il quale sono stati diffusi e illustrati i risultati dell’indagine di clima.


La struttura dei laboratori
Nelle attività di Laboratorio per i funzionari ed i dirigenti, il senso della progettazione è stato perseguito con un’architettura che ha visto macro e micro, naturalmente, integrarsi ma puntando su una progettazione partecipata nei moduli micro realizzati in aula.
La formula della progettazione micro in aula si è basata su tre elementi:

  1. il coinvolgimento di due docenti senior sconosciuti tra loro e altamente specializzati nel proprio segmento, con il mandato si intervenire rispettivamente sui contenuti tematici e sui processi di facilitazione ed integrazione. In particolare hanno collaborato al progetto un docente universitario ordinario, riferimento scientifico riconosciuto della materia, e un formatore coach senior, esperto in processi di facilitazione e mediazione. È stato proposto loro di lavorare insieme come codocenti complementari in aula, così da non perdere di vista sia l’approfondimento scientifico e disciplinare sia la gestione proattiva del processo di facilitazione e confronto;
  2. l'utilizzo di materiale e contenuti densi ed operativi: dopo un’illustrazione delle logiche e degli elementi normativi molto serrata e incalzante, sono stati utilizzati materiali proprietari dell’Istituto (il PTPCT 2017-2019, il questionario di indagine, il report di analisi del clima organizzativo ed etico, il catalogo dei processi con i rating di rischio);
  3. la formula del laboratorio: i partecipanti hanno lavorato prevalentemente in gruppo avvalendosi dei documenti a disposizione e utilizzando le classiche lavagne di cartone metaplan in modo da coinvolgere tutti. Tramite le lavagne i partecipanti hanno proposto concrete misure/azioni/interventi facendo proprie le logiche di prevenzione. Il tutto è stato condito da trailer e spezzoni di film con scene significative per stimolare le discussioni e alleggerire la tematica in plenaria e per aprire e chiudere le giornate. Per esempio con l’aiuto di Checco Zalone in Quo Vado è stato introdotto il tema “Che cos’è per voi la quaglia?”, con cui si sono affrontati gli aspetti definitori del termine “corruzione” e le suggestioni che esso richiama nella sfera cognitiva di ciascuno, scoprendo interessanti differenze.

Il partecipante è stato inoltre coinvolto nella definizione e illustrazione dello scenario normativo di riferimento, nazionale e internazionale, riconoscendo insieme le motivazioni delle frodi attraverso il Triangolo di Cressey.

I laboratori hanno consentito, inoltre, la restituzione dei risultati dell’indagine con un approccio di ricerca della soluzione, che si è basata sull'analisi dei processi a maggiore rischio, identificando con la SWOT Analysis opportunità ed ostacoli e definendo le possibili strategie a supporto dell’organizzazione.
Partendo dalla mappatura dei processi organizzativi e dal rating di rischio ad essi attribuito nell’ambito del PTPCT vigente, i partecipanti hanno lavorato alla ricerca di ulteriori possibili rischi, ne hanno approfondito le possibili cause ed esplorato, tra le soluzioni possibili, quelle potenzialmente più efficaci, stanti i punti di forza e di debolezza dell’organizzazione emergenti dall’analisi di clima. Hanno riletto quindi il Piano in maniera consapevole, intervenendo con proposte che, sebbene nell'ambito della simulazione, preparano gli attori all’esercizio di ponderazione con cui dovranno confrontarsi anno per anno.

Una formula efficace
Lo sforzo di progettazione, macro e micro, ha consentito di raggiungere un risultato molto positivo, sia in termini di adesione all’attività che di gradimento dei partecipanti, grazie allo studio approfondito dei dettagli e dei tempi, che ha permesso di gestire anche imprevisti logistici e specifiche dinamiche di aula, mantenendo uniforme la qualità del risultato nelle singole edizioni.
Elementi distintivi del prodotto formativo sono stati la scelta di comprimere il tutto in due giornate consecutive, l’eterogeneità organizzativa dei gruppi aula e dei gruppi di lavoro nei laboratori, la tempistica incalzante per non disperdere la pregnanza dei risultati della rilevazione e non ultimo la forte attenzione alla costruzione di un clima collaborativo.
Il coinvolgimento dei partecipanti è stato costante e particolarmente significativo nei lavori di gruppo, nonostante gli aspetti tecnici della materia che avrebbero potuto rappresentare un ostacolo.
Il vissuto d’aula è stato costruito anche con la presenza di elementi apparentemente casuali, quali ad esempio la musica di sottofondo che accompagnava l'ingresso in aula e il lavoro dei gruppi, ed è stato trasformato in “esperienza organizzativa” di cui mantenere memoria anche oltre l’apprendimento dei contenuti specifici.
La gestione della comunicazione, non trascurabile, è stata curata in fase di avvio e in fase di restituzione, con foto e sintesi dei suggerimenti raccolti dalle aule.
La formula la riproporremo per l'anno prossimo, con piccole variazioni, per il resto del personale. Considerando la buona esperienza, la squadra è confermata.
È così che una formazione obbligatoria diventa un effettivo strumento/misura a supporto del clima organizzativo se c'è una progettazione accurata in funzione della platea, degli obiettivi perseguibili, delle risorse a disposizione e una progettazione facilitata dall’integrazione degli elementi emersi in sede di rilevazione del Clima etico ed organizzativo.

Note

1 Piano triennale per la prevenzione della corruzione e della trasparenza.
2 K.Lewin, Teorie e sperimentazione in psicologia sociale, Il Mulino, Bologna, 1972; R. Rosenthal, Experimenter effects in behavioral research, Appleton, New York, 1966; M. Depolo, Psicologia delle organizzazioni, Il Mulino, Bologna, 2007
3 E.H.Sutherland, D.R.Cressey, Crimonologia, Giuffrè Editore, Milano, 2014; S.Albrecht, "Iconic Fraud Triangle endures", in Fraud Magazine, 2014