Ovvero: proviamo a coinvolgere e rendere gli studenti consapevoli e autonomi nell’uso delle App

L’uso delle App può renderle importanti strumenti accattivanti, immediati e coinvolgenti nell’aiutare gli alunni nel passaggio dall’essere ascoltatori dipendenti a discenti indipendenti, in grado di selezionare tra una vasta gamma di suggerimenti quelle che meglio si addicono alle loro necessità, in un processo di costruzione consapevole della conoscenza. Spesso, però, nella lezione, il loro uso è episodico, occasionale, non strutturato, e gli insegnanti stessi tendono a proporre sempre le stesse per comodità, o perché si sentono più sicuri e preparati. Altre volte, ancora, le App diventano il fine, e non lo strumento, della lezione, così come avviene in molti corsi di aggiornamento professionale dei docenti. Da qui il titolo dell’articolo, che vuole riportare il discorso nell’ambito più propriamente pedagogico e non solo tecnologico-funzionale.

Utilizzare i Criteri di selezione delle App basati sulla Tassonomia di Bloom, (Ricordare, Capire, Applicare, Analizzare, Valutare) nell’ambito del Modello SAMR (Sostituzione, Aumento, Modifica; Ridefinizione), tenendo in considerazione i differenti Ingranaggi (Qualità, Motivazione, Tecnologia) aiuta i docenti ad accrescere negli studenti la creatività, il senso critico, lo spirito di iniziativa. Il Modello SAMR, in particolare, consente ai docenti di implementare l’utilizzo delle tecnologie didattiche per venire incontro alle loro necessità pedagogiche nella costruzione del curricolo.

In questo lavoro, la Ruota Padagogica, di cui ho curato la traduzione italiana, viene presentata sia come un complesso strumento, che concentra tutte le proprietà e le potenzialità delle App, ma anche come un “work in progress”, da integrare e migliorare grazie a studenti e docenti che possono avvantaggiarsi di tutte le differenti traduzioni e suggerire App da aggiungere o cancellare perché non più funzionali. Dunque, il lavoro in classe e fuori non si conclude con l’uso delle App, ma diventa scoperta, ricerca, implementazione, costruzione del sé.

PW_ITAL_V5.jpgHo iniziato a fare la Formatrice per conto del Ministero nel 1988, quando, come misura di accompagnamento ai Nuovi Programmi per la scuola elementare, il Ministro Falcucci pensò bene di far spiegare dai docenti ai docenti cosa stava cambiando (o meglio, cosa sarebbe dovuto cambiare) nel Sistema dell’educazione di base. Da allora ho cambiato nome e ruolo a seconda del Piano di Formazione che veniva proposto, a volte il Ministero ha cambiato nome con me; ho iniziato come Animatore, poi, di volta in volta, sono stata Formatore, Aggiornatore, Esperto, Tutor, e-Tutor, Coordinatore, Facilitatore… insomma, potrei scrivere un libro su trent’anni di Formazione dei docenti nella scuola italiana, anzi, forse più di uno.

Se fino a qualche anno fa la formazione verteva sulle tecniche per l’insegnamento, oggi la necessità di porre, almeno sulla carta, l’alunno al centro del processo educativo, fa in modo che ci si preoccupi di più dell’apprendimento, anche se spesso il cambiamento di focus è solo formale e non sostanziale.

Con il lancio del Piano Nazionale Scuola Digitale, un Progetto Ministeriale che intende favorire, agevolare, implementare l’utilizzo delle tecnologie a scuola a tutti i livelli (didattico, gestionale, comunicativo ecc.), si è assistito ad una proliferazione di corsi di aggiornamento e formazione, ministeriali e non, per il personale, che dovrebbero aiutare i docenti a districarsi nel mondo tutt’altro che lineare delle tecnologie per la conoscenza, l’informazione e la formazione. La maggior parte di questi corsi tende a basarsi sull’effetto “wow”, che, attraverso la presentazione più o meno articolata ed approfondita di una serie di App, il cui uso stupisce ed incanta gli ascoltatori, dovrebbe convincere l’uditorio della bontà della scelta effettuata dal Ministero con l’attuazione del Piano. Dico dovrebbe, perché, in realtà, molti di questi corsi diventano una lunga sequela di nomi di applicazioni, che lì per lì attraggono chi ascolta e lo invogliano a provare, ma dopo pochi giorni lasciano il tempo che trovano perché i corsisti, che magari in classe si sono cimentati nella ripetizione delle procedure viste a lezione, si sentono impreparati ad un loro uso sistematico e consapevole, anzi, hanno l’impressione di perdere tempo, ed abbandonano quella che, sul momento, era sembrata la App ideale e risolutiva.

Eppure basterebbe poco a far sentire i docenti talmente sicuri nell’uso pedagogico delle App, da convincerli che la loro scelta può essere lasciata direttamente ai ragazzi: basterebbe dare un’occhiata, non superficiale, alla Ruota Padagogica di Allan Carrington, sul suo blog Designing Outcomes o sul mio, Scuola e scuole.

Ma cos’è la Ruota Padagogica?

Cominciamo dal nome, croce di tutte le mie presentazioni, perché viene regolarmente corretto in Pedagogica: in realtà è una crasi tra iPad, il primo device per cui fu adattata, e Pedagogia, il cuore di questo strumento, che sottolinea l’importanza di un approccio teorico forte ed esplicito come perno dei vari ingranaggi che la compongono.

Cosa non è? Non è una lista tematica di App: se cerco solo una App per fare un video, è preferibile che io usi le varie liste ragionate che si trovano online. Se voglio capire come integrare questa App in una didattica che si preoccupa di metacognizione, di motivazione, in una parola dell’alunno, e di come l’apprendimento lo cambierà in modo, potremmo dire, olistico, allora è lo strumento giusto.

Non è il Cerchio centrale del Poster, che spesso si trova, anche questo, su Internet, magari senza che vengano citati né l’Autore né la traduttrice e che snatura completamente il lavoro, cancellando tutta la parte descrittiva, più puramente Pedagogica.

Il Poster della Ruota riunisce in un’unica tavola diversi campi della sfera pedagogica, e vuole essere un agile (nonostante le apparenze!) strumento che non solo riassume le App più recenti da utilizzare nelle varie fasi di insegnamento/apprendimento, a seconda che venga utilizzata dai docenti o dagli alunni, ma che le integra in uno sfondo teorico basato sulla Tassonomia di Bloom rivisitata, sul Modello SAMR, e su altre variabili come Motivazione e Qualità che influiscono in modo incisivo sull’apprendimento. Diamo ora uno sguardo di insieme, per poi approfondire i vari aspetti delle diverse sezioni.

Sul Poster si possono distinguere:

  • un cerchio centrale, contenente un QR Code, che riporta a quello che viene considerato il punto cruciale della Ruota: l’attenzione per le capacità e le qualità degli studenti
  • degli spicchi di colore diverso, in cui vengono elencate le App (che nella versione online sono linkate ai rispettivi siti), le attività che si possono realizzare e i verbi di azione funzionali alla pianificazione degli interventi educativi
  • un riquadro sul lato destro che spiega come utilizzare al meglio la Ruota, grazie alla sinergia degli “ingranaggi” che la compongono
  • una spiegazione, sul lato sinistro, dei criteri di selezione delle App, che si rifanno alla Tassonomia di Bloom rivisitata.

In basso a sinistra si trova una sintesi della genesi della Ruota, che non è altro che il risultato dell’integrazione di una serie di ricerche e studi sui vari aspetti di cui essa si occupa, mentre in basso a destra si trovano suggerimenti per approfondimenti online.

La Ruota è trasversale a tutte le discipline e ai diversi gradi di scuola; il suo scopo è far riflettere i docenti sul loro uso quotidiano delle App in classe, perché poi gli alunni riflettano nelle loro scelte, in modo sistematico e coerente con quanto si prefiggono di ottenere o produrre. Come sostiene Allan Carrington, è un modo di ripensare le tecnologie didattiche che fa interagire tra loro le caratteristiche delle App, le teorie su motivazione, sviluppo cognitivo, apprendimento trasformazionale, per il conseguimento degli obiettivi di apprendimento a lungo termine. Dunque è un ottimo ausilio per gli insegnanti nella pianificazione e nello sviluppo degli interventi formativi, per una scelta consapevole di metodi, pratiche, obiettivi.

Di seguito, vediamo in sintesi i vari componenti del Poster.

Gli ingranaggi

La figura dell’Ingranaggio, per rappresentare queste importanti variabili nella costruzione dell’apprendimento, è stata scelta proprio per dare l’idea di un elemento che non è staccato da tutti gli altri, ma che è funzionale ad essi e con essi interagisce ed opera. Ogni ingranaggio è essenziale, indispensabile, e la sua assenza o scarsa considerazione inficia tutto il lavoro. Essi non sono in un ordine gerarchico, ma fanno parte di un tutto che si completa e si realizza efficacemente solo con la presenza attiva di tutte le sue parti.


Le Qualità (nel Poster “Attributi dei Laureati”, essendo la Ruota nata in ambito universitario, ma in realtà riferibili a tutti coloro che apprendono).

Costituisce il perno centrale della Ruota, realmente e figurativamente: cose come etica, cittadinanza, responsabilità sono nodi cruciali nel processo educativo, gli indicatori che ci mostrano come sembrano i nostri studenti dopo l’esperienza di apprendimento, come (e se) sono cambiati. Le Qualità si riferiscono agli scopi durevoli a lungo termine dell’apprendimento, alle Finalità Generali, sempre scritte, ma scarsamente attuate, in tutti i documenti programmatici scolastici, eppure fondamentali attributi nell’esercizio del ruolo di ciascuno nella società.

Nella Ruota le Qualità sono strettamente legate alle abilità e alle competenze e le completano, arricchendole di significato.

Modello SAMR

Sviluppato da Ruben Puentedura, il Modello SAMR (Sostituzione, Aumento, Modificazione, Ridefinizione) aiuta a capire e valutare il grado di “profondità” di utilizzo delle tecnologie: si sta solo sostituendo una tecnologia con un’altra (la lavagna con la LIM), facendo fondamentalmente le stesse cose ed impiegando le stesse capacità cognitive, o si stanno aumentando, modificando o ridefinendo compiti ed attività, così da potenziare o aumentare l’apprendimento? O si sta facendo qualcosa che senza le tecnologie sarebbe stato impossibile?

Anche questo punto è cruciale: molto spesso l’uso delle tecnologie nella didattica si limita alla semplice sostituzione di strumenti, e questo spiega spesso il fallimento di molti tentativi di “innovazione”, che restano solo di facciata. senza diventare sostanziali, come ho scritto nell’articolo “Il tablet di ardesia” sulla Rivista online Next Learning.

Tassonomia di Bloom

La Tassonomia costituisce anche il Criterio di scelta delle App, che guida la costruzione della conoscenza dal semplice Ricordare al più complesso Creare. Gli insegnanti sono invitati a far sperimentare agli alunni diverse App, per ottenere differenti prodotti, nell’ambito dello stesso percorso educativo, in modo che vengano coinvolte tutte le capacità (Ricordare, Capire, Applicare, Analizzare, Valutare, Creare) di chi apprende, o almeno più di una, secondo i casi, in un reticolo di attività più ampio possibile.

Tecnologie per l’Educazione

Questo ingranaggio, che sembrerebbe essere centrale, in realtà è al servizio degli altri e deve far riflettere sul modo in cui le tecnologie (in questo caso le App), possono essere combinate tra loro, in una sequenza di apprendimento, perché questa sia più efficace.

Come già precisato, le App nella Ruota Padagogica sono solo suggerimenti, possono, anzi, devono essere arricchite anche dalle ricerche degli studenti, oltre che da quelle degli insegnanti, perché come non esiste un libro di testo ideale, non può esistere una App ideale per tutto, ma una serie di combinazioni di esse può avvicinarsi sempre di più a soddisfare le necessità di chi si occupa di educazione.

Motivazione

Motivare gli studenti, anzi, fare in modo che essi trovino motivante l’apprendimento vuol dire aver raggiunto il cuore della teoria dell’insegnamento trasformazionale: la motivazione permette di trovare uno scopo in ciò che si fa, aiuta a rendersi autonomi, padroneggiando ciò che si è appreso. Si è certi che apprendere per superare un compito o un’interrogazione sia di per sé motivante, se quel compito e quell’interrogazione non sono significativi per chi vi si deve applicare? Limitarsi all’uso delle App in sostituzione di altri strumenti, va da sé, non raggiungerà mai, neanche lontanamente, lo scopo.

Sviluppi

L’idea di Allan Carrington, che condivido, sarebbe quella di diffondere il più possibile la Ruota nel mondo, tanto che ad oggi si trova tradotta in 25 lingue, e creare una rete di docenti disposti a sperimentarla, con il supporto dei vari traduttori, dando dei feedback sulla sua efficacia, i suoi punti di forza o di debolezza, per poter creare una sorta di riflessione comune perché possa migliorare. Ecco: riflessione, il verbo chiave della Ruota, tanto che ogni ingranaggio pone al docente, anzi, all’utilizzatore, una serie di domande che portano a riconsiderare il proprio operato.


Bibliografia

Piano Nazionale Scuola Digitale,  in http://www.miur.gov.it/scuola-digitale, 2015

Carrington, Allan “Padagogy Wheel”,inhttps://designingoutcomes.com/english-speaking-world-v5-0/, 2016

Puentedura, Ruben, “SAMR. A Brief Introduction”, in http://hippasus.com/blog/archives/227, 2015

Bevilacqua, Maria Cristina, “Il Tablet di ardesia”, su NextLearning, in http://nextlearning.it/2017/03/10/il-tablet-di-ardesia, 2017

Bloom, Benjamin. S., Engelhart, M. D.; Furst, E. J.; Hill, W. H.; Krathwohl, D. R.,” Taxonomy of educational objectives: The classification of educational goals. Handbook I: Cognitive domain”, New York: David McKay Company, 1956

Slavich, George M., Zimbardo, Philip G., “Transformational Teaching: Theoretical Underpinnings, Basic Principles, and Core Methods “, in https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3498956/ , 2012

Darrow, Diane, “K-5 iPad Apps for…” in Edutopia, https://www.edutopia.org/blog/ipad-apps-elementary-blooms-taxomony-evaluating-evaluation-diane-darrow, 2011

AA. VV., “Bloom’s Digital Taxonomy Verbs for 21st Century Students”, in https://www.teachthought.com/critical-thinking/blooms-digital-taxonomy-verbs-21st-century-students/, 2016