Quale atteggiamento deve allenare un insegnante che voglia mettersi alla prova dell’accessibilità?

La domanda tocca non solo tecniche e variabili di progettazione didattica, ma ancor più un orizzonte disenso, un atteggiamento proattivo da scegliere come habitus quotidiano: la postura relazionale, l’unica “posizione” che può porsi in dialogo, in ascolto attivo e essere pronta a camminare su ogni via possibile di insegnamento plurale allontanando il docente da una cattedra e ponendolo nel processo stesso dell’apprendimento partecipato e co-costruito.

Come formatore o insegnante occorre, in tale visione, fare propria una modalità che potremmo definire di “flex-ability”, una particolare competenza ad essere “pro-Interattivi” su varie dimensioni: dalla ricerca di una comunicazione-interazione efficace alla volontà-capacità di progettare in modo accessibile e fruibile i contenuti didattici anche ricorrendo alla sintassi digitale. L’ICT, per l’accessibilità, ha rappresentato una vera rivoluzione, una strategia per promuovere le autonomie o per rispondere al desiderio e al diritto di partecipazione che l’uso degli strumenti digitali hanno consentito in modo inedito: si parla di e-Inclusion, una sorta di “convergencestrategy” per favorire l’incontro fra inclusione reale e inclusione digitale.L’insegnante che fa propria la “flex-ability” rende duttile il proprio stile di insegnamento e i contenuti progettati, imparando a individuare le variabili modificabili al fine di renderli adeguati all’apprendimento, una realtà dalla fisionomia multipiattaforma.

Ecco la vera innovazione che corrisponde peraltro alla stessa vocazione dell’insegnare: ogni giorno, infatti, il docente deve fare i conti con un’identità multipla che sappia affondare la flessibilità nella capacità di insegnare contenuti, ma scegliendo costantemente di farlo come mediatore dei metodi, facilitatore delle strategie di accesso, deciso ad interagire in modo includente, volto a cogliere nei propri studenti i segni del desiderio e a cercare ogni strada per sollecitarlo con entusiasmo. D’altronde, chiunque conservi nei ricordi più cari un insegnante sa bene che a prescindere dal nostro rendimento faceva per noi la differenza che quel docente ci desse la sensazione chiara di essere lì per noi: dedicato, dedito, competente e intelligentemente pronto a fare di noi il meglio che potevamo essere, tirando fuori le potenzialità più che sottolineare le fragilità. Perché la formazione è sempre qualcosa di più grande dei contenuti appresi e solo pochi arrivano a conquistare mente e cuore dei propri alunni.

Accessibilità e sintassi digitale

I sistemi formativi sono interrogati dal mutamento continuo di paradigmi di riferimento, metodologie didattiche e itinerari di apprendimento che sembrano avvicendarsi, sovrapporsi e stratificarsi con incessante “nuovismo” alla ricerca - in questa nostra Scuola - di realizzare il miglior tempo dell’apprendimento possibile. L’accessibilità oggi - a 14 anni dalla Legge 4/2004 che per prima la tematizzò[i] - si declina anche con parole come dimensione formativa, digital literacy, competenze digitali, vision degli ambienti didattici multimediali come luoghi rinnovati del funzionamento scolastico, social learning, soft skills, empowerment individuali e collettivo-relazionali, dinamiche di insegnamento-apprendimento collaborative e trasversali, condivisione in spazi che vadano oltre l’aula, auto-apprendimento, valorizzazione delle conoscenze pregresse, motivazione, co-progettazione. A tale setting semantico si affianca il concetto fondamentale del funzionamento negli apprendimenti da cui scaturiscono metodi che riconoscano spazio a tutti e a ciascuno, grazie ad un’alta compresenza di strumenti e strategie differenziate e personalizzabili poste in ambienti dinamici, riconfigurabili e arricchiti di contenuti autoprodotti.

In tali ambienti formativi insegnare in modo accessibile si coniuga con uno stile che faccia propri i verbi del digitale-reale per sperimentarsi ogni giorno nell’aula degli apprendimenti multiplientro un “paradigma di multiaccessibilità” che così possiamo raffigurare.

Paradigma multiaccessibilità.jpg

Un oggetto che prende ‘la forma di tante forme’ di fatto va incontro all’opportunità di favorire il migliore accesso al contenuto poiché il fruitore può interagire attraverso il canale uditivo, testuale, tattile, visuale. Inoltre, grazie a software e applicazioni decisamente friendly e a basso costo, docenti e allievi possono diventare pro-sumers, ovvero produttori-consumatori di contenuti che nell’ambito formativo rappresentano una chance straordinaria. Tale opportunità ha portato sul mercato della conoscenza miriadi di prodotti accessibili a basso costo - ma non di bassa qualità - o addirittura gratuiti accanto a software house che con creatività hanno rivoluzionato il mondo dell’insegnamento-apprendimento, sviluppando programmi nel nome delle autonomie, degli stili cognitivi, dell’accessibilità.

Ma la strada per i contenuti accessibili autoprodotti passa solitamente per una domanda: “Come progettarli per rispondere alle esigenze di accesso alla conoscenza da parte degli studenti con DSA?” Una prima indicazione si trova nel quadro normativo della Leggen. 170 del 2010, “Nuove norme in materia di Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) in ambito scolastico” che ha riconosciuto dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia quali DSA affermando il diritto degli studenti che abbiano ricevuto una certificazione di “fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari”. Si tratta di strategie, mezzi, strumenti tecnologici che vanno introdotti a Scuola, conosciuti da tutti gli insegnanti di un alunno che dovesse utilizzarli nel corso degli studi e in sede di esami, valutazioni e verifiche[ii].

Lo strumentario dell’accessibilità

Dalla Legge 170 in poi, nei sistemi scolastici hanno iniziato a formarsi competenze via via più specifiche che, insieme con professionalità interdisciplinari, hanno realizzato sinergie utili a capire “Come rispondere alle esigenze di accessibilità”. La ripostapassa per lo studente che è al centro di una rete fatta dalla sua famiglia, i tutor didattici e di apprendimento, la logopedia, le professioni che a vario titolo possono entrare in un percorso clinico-diagnostico e educativo che conduca il bambino e il ragazzo alla scoperta delle sue autonomie in alleanza col sistema scolastico. Si scoprono così metodi che escono dai consueti “standard” di letto-scrittura o di calcolo poiché si può “leggere, scrivere e far di conto” in tanti modi e anche con diversi mezzi, compresi quelli digitali. I ragazzi imparano a conoscersi meglio, a comprendere il proprio metodo di studio e a far leva sulle proprie migliori risorse che supporteranno l’apprendimento e il rendimento scolastico, ma anche la fiducia in loro stessi e la capacità di empowerment puntando all’emersione delle autonomie. La Scuola gioca un posto di tutto rilievo in questa strada-ponte verso un’esperienza formativa confortevole, personalizzabile per i propri punti di forza, agevole e affrontabile.

Davanti alle tante domande che sollecitano “come fare”, la risposta di metodo passa in definitiva per un “comandamento chiave”: adottare strategie plurali nell’insegnare e al contempo consentire allo studente di scegliere le propriein uno strumentario condiviso con i docenti che imparano ad insegnare nel modo con cui gli studenti possono imparare ad apprendere[iii], adottando un approccio che sia trasversale agli stili di insegnamento e ai contesti formativi. L’obiettivo non è dunque semplificare, ma ridurre o eliminare la fatica della soglia, sostenuta solo per posizionarsi sull’accesso di un contenuto e che, invece, strumenti compensativi/dispensativi e software appositi possono aiutare a compiere così spostando il focus delle energie dall’accesso al processo di apprendimento.

Ecco la via maestra: insegnare attuando metodi che non rispondano tanto al proprio stile di insegnamento quanto ai plurali stili di apprendimento degli studenti, un “qui e ora” che fa attribuire ancora più senso all’esperienza, valore alla conoscenza e sostanza reale al percorso di formazione e autoformazione.

Un tale posizionamento ha necessità di poggiarsi su una salda motivazione e su un’aspirazione a credere che sì “è difficile, ma è possibile”, di improntarsi ad una forte componente di comunicazione e relazione efficace. Perché solo così un formatore/insegnante accetta di tran-sformarsi, di per-formarsi, di con-formarsi. D’altronde, se c’è una professione che nel proprio nome contiene già la sua identità e la sua stessa vocazione è questa: in-segnare, chiamati, dunque, a lasciare il segno passando dalla trasmissione alla co-costruzione della conoscenza.

In uno schema le skills professionali in reciproca circolarità: Skills interazione docente_discente.JPGImparare nuovi modi per insegnare porta a dare agli studenti l’occasione di “imparare come meglio imparare”[iv] tramite strategie visuali, multicanali, multisensoriali.

L’accessibilità non è però solo un fatto fisico, strutturale o infrastrutturale, risolvibile con abbattimenti di barriere, eventuali programmi o software: è una filosofia progettuale che sceglie di formarsi e prendere confidenza con le variabili che incidono sulla realizzazione di un contenuto accessibile o meno.

Per quanto riguarda l’ambiente scolastico in relazione agli studenti con DSA, una variabile principe da modificare sta nella forma consueta della letto-scrittura con cui si mettono in scena i contenuti. Guardando al libro di testo, la fruizione può essere declinata in modi diversi, secondo il proprio canale di accesso lì dove sia disponibile il prodotto equivalente digitale e comprensivo di approfondimenti, schemi, mappe, documenti multimediali che corredano ormai l’editoria scolastica. Un libro digitale accessibile può essere ascoltato con una sintesi vocale (screen reader) che è un requisito di accesso cardine per un allievo con DSA poiché può usare il suo canale potenziale di ascolto bypassando quello che costituirebbe lo svantaggio principe in caso di dislessia: la lettura. Un e-book offre la possibilità di interagire con il testo, i contenuti Plus, realizzare mappe concettuali, altra strategia fondamentale per gli studenti con DSA insieme a quella, meno usata ma assolutamente efficace, del visual mapping che consente di dare varie forme ad uno stesso contenuto e di prendere appunti attraverso simboli, disegni e non solo parole realizzando quel che solitamente accade con la tecnica dello sketchnote.

E quindi ogni strumentario è fatto di tecniche e di valori che possiamo ispirare al paradigma dell’UDL, Universal Design for Learning, che trova nella frase “Minimizebarriers and maximizeflexibility” il metodo, la strada, l’obiettivo del processo educativo.

Bibliografia

Legge 4/2004 “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”

Legge 170/2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”

Linee Guida e Decreti Attuativi L. 170/2010

Legge 107/2015, Riforma della “Buona Scuola”

Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, DM n. 254/2012

J. G. Borkowski, N. Muthukrishna, Didattica metacognitiva. Come insegnare strategie efficaci di apprendimento, Erickson, Trento, 2011

P. Marmocchi, C. Dall’Aglio, M. Zannini, Educare le life skills, Erickson, Trento 2004

J. Hattie, Apprendimento visibile, insegnamento efficace, Le Guide Erickson, Trento 2016

 

Sitografia

Agenzia Europea per i Bisogni Educativi Speciali e l’Istruzione Inclusiva, https://www.european-agency.org/Italiano/publications

 “Il profilo dell’insegnante inclusivo”, in Agenzia Europea per i Bisogni Educativi Speciali e l’Istruzione Inclusiva,https://www.european-agency.org/sites/default/files/te4i-profile-of-inclusive-teachers_Profile-of-Inclusive-Teachers-IT.pdf

Eur_Lex, https://eur-lex.europa.eu/homepage.html

Programma Europe eTwinning, https://www.etwinning.net/it/pub/index.htm

Associazione Italiana Dislessia, www.aditalia.org

Fondazione Asphi Onlus, www.asphi.it

Istituto Leonarda Vaccari,www.leonardavaccari.it

Centro Studi Erickson,www.ericksoon.it


[i]Legge n.4/2004 “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici” (cosiddetta ‘Legge Stanca’): nell’articolo 2, comma 1, definì l’accessibilità come “la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari”.

[ii]Ogni anno il MIUR pubblica “Istruzioni e modalità organizzative ed operative per lo svolgimento degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di primo e secondo grado nelle scuole statali e paritarie”.

[iii]Nel comma 1 della legge 170/2010 viene rimarcato, nel contesto scolastico, il diritto dello studente con diagnosi DSA di “fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari” e nell’art. 5, comma 4, della stessa Legge si invita a prevedere che “agli studenti con DSA siano garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di Stato e di ammissione all’università nonché gli esami universitari”.

[iv]Tale risorsa è così importante da aver ricevuto un’attenzione particolare fra le competenze chiave di cittadinanza indicate dalla Commissione Europea nel 2006 che, a  maggio 2018, sono state rivisitate nel rinnovato approccio multiprospettico che, nella “Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea”, parla  di “competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare”: l’importanza data a questa dimensione sta nella cifra dell’autoapprendimento che viene sviluppata di più in chi da subito è a contatto con la necessità di conoscere il proprio potenziale, una facoltà chiave che permette a ciascuno di crescere e promuovere le proprie conoscenze/abilità/competenze come mix sinergico che dà forza e motivo all’istruzione come presidio di cittadinanza e migliori chance di sviluppare competenze professionali.