Di proposito, in questo scritto non farò tanto riferimento alle teorie, quanto alle pratiche.
O meglio, a ciò che noi della redazione di Formazione e Cambiamento abbiamo ideato, progettato e messo in pratica per generare le 14 tesi sull’apprendimento consapevole, enunciate e commentate in questo numero della rivista.
L’argomento, le riflessioni, le discussioni erano già nell’aria da tempo, sia nella redazione sia, ovviamente nella rete e nelle comunità di coloro che si operano per favorire e sviluppare i processi di apprendimento. Anche l’idea più originale, come ci è stato svelato, non nasce mai da sola, ma in contemporanea in più ambienti, tra più pensatori, ricercatori, intellettuali in genere che guardano le cose antiche con occhi nuovi, riuscendo a percepire i mutamenti dal loro primo manifestarsi, dai segnali deboli.
E per chi si occupa di processi di apprendimento consapevole, quali sono stati, quali sono ancora oggi, questi segnali deboli?
Sono tanti: l’insoddisfazione riguardo ai termini che vengono usati per descrivere l’apprendimento; alle metodologie che ancora vengono proposte come innovative e non lo sono affatto; alle richieste ancora troppo presenti da parte di molti clienti di realizzazione di percorsi di formazione ad una via, gerarchici e generici; alle resistenze degli stessi clienti verso la realizzazione di progetti partecipati e sperimentali, nei quali il contributo dei destinatari possa andare oltre l’analisi dei bisogni (anche questa spesso ridotta ai minimi termini) e giungere a pieno diritto nella fase della progettazione che diventa co-progettazione, e anche della stessa realizzazione. E altri segnali deboli di esistenza di problemi ai quali le nostre 14 tesi cercano di dare risposta, ovviamente falsificabile e non definitiva.
La nostra redazione privilegia incontri periodici di conversazione e progettazione, in presenza ma anche in call conference: siamo sei professionisti e tutto può essere realizzato in modalità agile. E in uno di questi incontri, il nostro Direttore ha proposto di riflettere in modo nuovo, di ragionare in modo creativo, sul tema dell’apprendimento, che purtroppo in molti considerano sinonimo di formazione.
Il Direttore, davanti a tazze di caffè e the in una nota pasticceria siciliana di Roma, nella galleria dove è nato e ha operato l’Istituto di Sociologia di Franco Ferrarotti, ha estratto dallo zaino il suo libretto di appunti, nel quale aveva da tempo iniziato a raccogliere quelle che, immediatamente, abbiamo scelto di chiamare “tesi sull’apprendimento”.
È bastata questa scintilla perché il progetto iniziasse a prendere forma e, proprio a me che scrivo, è stato dato il ruolo di rappresentare e facilitare il percorso da intraprendere.
Fin da subito sono stati posti i pilastri fondamentali del nostro progetto, le scelte metodologiche che dovevano, necessariamente, essere coerenti con quanto stavamo avviando e con gli obiettivi perseguiti:
1.    Riflettere sulle tesi fino ad allora già elaborate in quel taccuino di appunti, per rimodularle, scriverle in modo semplice e comprensibile per chiunque, ampliarle
2.    Intraprendere due percorsi tra loro integrati: uno per la generazione delle idee e l’altro per la loro realizzazione concreta
3.    Evitare il rischio della autoreferenzialità ma, al tempo stesso, preservare lo statu nascenti del percorso creativo
4.    Diffondere alla comunità scientifica di riferimento sia i risultati sia il modo dinamico e creativo con il quale venivano man mano prodotti.

 

Fig. n. 1 – I due percorsi del progetto

Quindi, l’obiettivo primario è stato quello di innovare per superare la concezione della formazione tradizionale, attraverso due percorsi che si rincorrono e fondono: a) generazione delle idee e b) realizzazione delle idee.
Nella nostra comunicazione interna abbiamo utilizzato le icone e i colori (una lampadina azzurra e un albero verde) per identificare i due percorsi, come nella fig. n. 1.

 

Fig. n. 2 – Lo schema delle attività progettate (design thinling)

Durante i nostri incontri abbiamo utilizzato canvas originali (derivati dal primario business model canvas di Osterwalder e Pigneur) per la facilitazione del pensiero creativo condiviso e impostato uno schema delle attività (design thinking) che, nonostante l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, è stato in gran parte rispettato. Lo schema è quello riportato nella fig. n .2.

Nello schema, le fasi dalla n. 1 alla n. 4 sono quelle individuate per il percorso di “Generazione delle idee”, mentre l’ultima fase 5 è propria del percorso di “Realizzazione delle idee”. Al momento nel quale scrivo questo contributo siamo nel pieno della fase n. 4.
Ma entriamo nel dettaglio delle cinque fasi, con la descrizione dei risultati attesi, delle attività progettate, degli attori del processo, dei tempi previsti.

 

Fig. n. 3 – La fase n. 1 dell’Empatia

Fase n. 1: EMPATIA
In questa prima fase, avviata a fine anno 2019 conclusa nella prima metà del mese di gennaio 2020, la nostra redazione ha lavorato intensamente sugli obiettivi strategici del progetto e sulla individuazione delle domande, dei bisogni inespressi (nostri ma anche raccolti) ai quali le tesi sull’apprendimento avrebbero dovuto dare una risposta, sempre falsificabile (fig. n. 3).
Le parole chiave di questa prima fase sono state:
•    Apprendimento condiviso
•    Competenza staminale
•    Fiducia in sé e nell’altro
•    Cittadinanza
•    Relazione
•    Immaginazione
•    Sapienza
 

Fig. n. 4 – La fase n. 2 della Definizione

Fase n. 2 – DEFINIZIONE
In questa fase, iniziata a fine gennaio (il 29) e conclusa a fine febbraio, la redazione ha deciso di aprire le riflessioni sulle tesi ad un gruppo di persone scelte per la loro competenza sui problemi trattati (fig. 4). Ognuno di noi sei ha individuato un professionista “di fiducia”. Il gruppo così esteso ha evitato ogni rischio di autoreferenzialità alle attività della redazione. Utilizzando il cloud, le tesi sono state criticate, discusse, rielaborate, fio ad arrivare alla stesura del Manifesto delle 14 tesi sull’apprendimento consapevole.

 

Fig. n. 5 – La fase n. 3 dell’Ideazione

Fase n. 3 – IDEAZIONE
Questa fase si è estesa da marzo ad aprile e termina proprio con la pubblicazione del numero 15 della rivista Formazione e Cambiamento.
Al termine della stesura definitiva del Manifesto delle 14 tesi sull’apprendimento consapevole potevamo anche fermarci qui, con la sua sola pubblicazione.
È invece stata ideata una sua massima diffusione, con la pubblicazione sulla rivista, insieme ad una serie selezionata di articoli di più autori, che potessero aprire la discussione, critica e aperta, tra i nostri attenti lettori.

 

Fig. n. 6 – La fase n. 4 della Prototipizzazione

Fase n. 4 – PROTOTIPIZZAZIONE
La fase n. 4 è quella che definiamo di prototipizzazione proprio perché vogliamo fare di questo nostro percorso di apprendimento creativo un prototipo, open replicabile e migliorabile.
Dal mese di maggio il progetto verrà diffuso con incontri (con molta probabilità virtuali, con webinar) e con piccole pillole informative sulle singole tesi, da diffondere attraverso i canali social.
Inoltre, tutte le attività realizzate verranno raccolte in un ebook scaricabile dal nostro sito.
 

Fig. n. 7 – La fase n. 5 dell’Implementazione

 

Fase n. 5 – IMPLEMENTAZIONE
Dalla fine di giugno, il percorso di Generazione delle idee sarà concluso e potrà prendere avvio quello della Realizzazione delle idee.
Il nostro obiettivo strategico è quello di completare l’ideazione e poi realizzare due grandi progetti, dotati di innovatività e concretezza:
1. il primo è quello che definiamo “Progetto Giovani”, un percorso di apprendimento consapevole per un gruppo di 10 giovani ogni anno, scelti su base motivazionale
2. il secondo è quello di avviare l’apertura di “Cantieri permanenti per l’apprendimento e l’Innovazione”, in una unica offerta pluridiciplinare, integrata e modulare, di percorsi per l’apprendimento e l’innovazione; ovviamente basati sulle 14 tesi e sulla progettazione partecipata.