Che cosa succederebbe se, andando in giro con un tablet o uno smartphone, provassimo a considerare la geolocalizzazione come un punto di partenza per stimolare un approccio esplorativo alla realtà, solo in parte mediato dalla tecnologia, ma basato soprattutto sulla scoperta effettiva di elementi, tracce e dettagli che appartengono al mondo reale, nel quadro di una strategia didattica più ampia ed effettiva?

Dalla realtà aumentata ai GLOCs
Si passerebbe dalla realtà aumentata ad un'area di ricerca e sperimentazione ancora tutta da approfondire, che potremmo chiamare GLOC (Geo Localized Online Course). I GLOCs (un acronimo che evoca anche il rapporto tra locale e globale) sono ambienti di apprendimento in cui si stabilisce una relazione virtuosa tra le attività didattiche e il posizionamento geografico dei partecipanti. Metodologicamente, si tratta di forme di didattica outdoor e allo stesso tempo situata, sotto certi aspetti simili ai webquest, in cui però, al contrario di quanto accade in certe applicazioni apparentemente analoghe di realtà aumentata, non è la tecnologia che filtra e indirizza la percezione del mondo, ma il mondo in quanto tale che rivela a chi sa osservarlo attraverso la tecnologia non solo ciò che contiene, ma anche i possibili percorsi che si possono sviluppare a partire da quella determinata angolazione, da quel punto di vista, da quel determinato luogo.
Nell'ambito del progetto eKnow, uno dei portali di e-learning avviati da Smart Skills Center, abbiamo sviluppato proprio questa ricerca, applicandola in vari modi. Una prima applicazione (resa possibile grazie ad un course format per Moodle realizzato da un gruppo di programmatori tedesco composto da Jürgen Kappus, Barry Oosthuizen e Ralf Krause) si chiama "guardarsi intorno", e consiste essenzialmente nello sviluppo di percorsi di scoperta parzialmente guidati su un’area territoriale delimitata (tipicamente, una città d’arte): il percorso di scoperta è realizzato georeferenziando degli oggetti o dei luoghi, in prossimità dei quali (e solo in quel caso) studenti o insegnanti con un dispositivo dotato di GPS possono accedere a dei contenuti, ovvero ottenere delle informazioni e svolgere specifiche attività didattiche o di approfondimento.

Interazione attraverso l'osservazione della realtà
L'interazione resa possibile dalla geolocalizzazione non si esaurisce però nell'accesso a dei dati, ma suggerisce piuttosto vari stimoli che invitano espressamente a osservare la realtà (e non il tablet): in prima istanza, infatti, a studenti e insegnanti viene proposto un brevissimo racconto che invita, appunto, a "guardarsi intorno", per scoprire che nel contesto in cui ci troviamo in quel momento c'è qualcosa su cui vale la pena ragionare; in seconda istanza, sullo stesso oggetto saranno proposte delle domande aperte, il cui scopo è stimolare un'osservazione più attenta e innescare forme di critical thinking: una scelta precisa, questa, dovuta a quanto emerso più volte nella ricerca in ambito metodologico-didattico (in particolare quella sull'approccio problemico), ovvero al fatto che suggerire subito delle risposte potrebbe allontanare le persone dal bisogno di un confronto diretto con ciò di cui si sta parlando, mentre delle domande aperte possono diminuire la distanza, spingendoci a osservare più attentamente il contesto con cui stiamo interagendo.
Solo in terza istanza si proporranno altri contenuti, che non saranno comunque delle risposte, ma strumenti, fonti, elementi utili per approfondire i significati legati a ciò che si sta osservando, sotto forma di attività didattiche vere e proprie e che tendenzialmente potranno essere svolte solo in loco, affrontando problemi per risolvere i quali bisogna in ogni caso interagire con il mondo reale.
Quest'ultimo aspetto è stato particolarmente rafforzato in un'altra applicazione basata sugli stessi principi, un corso online sul rischio sismico e vulcanico (GeoRisk), dove vari esercizi di approfondimento e consolidamento delle competenze sono stati impostati come rilevazioni da effettuare direttamente sul campo, georeferenziando una serie di aree di interesse e associando a ciascuna di esse le relative esercitazioni.
Probabilmente, è ancora presto per capire l'effettiva portata di questo approccio. Ma ritengo che questa sia una delle strade da percorrere per migliorare la relazione tra tecnologie e paradigmi didattici orientati al cambiamento. Si è parlato molto di e-learning enfatizzandone le implicazioni sulla gestione del tempo di apprendimento o sulle relazioni sociali tra i partecipanti. Ma la complessità dell'interazione dinamica tra partecipanti, contenuti e contesti reali, tra tempo e spazio, non è stata ancora sufficientemente approfondita: forse è ora di colmare questa lacuna.

Infografia
Progetto eKnow.
Mario Rotta, 2013, "Verso l'ubiquitous learning".
Mario Rotta, 2015, "Verso i GLOCs: un approccio sperimentale alla didattica situata e al pensiero critico".
The GPS Moodle Format.

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