Nel suo intervento alla EMCC Conference italiana di qualche giorno fa, Peter Hawkins, uno dei padri del Team Coaching sistemico, invitava a un cambio radicale nel modo di vedere le finalità del coaching. Un invito che, a mio parere, può essere esteso a tutte le professioni dell’apprendimento nel mondo attuale.
Nei quarant’anni in cui, fino ad oggi, si è sviluppato - dice Peter -, il coaching ha fatto un’ottima cosa nel sostenere le sue e i suoi clienti nelle sfide che si trovavano davanti e ne prepararli ad affrontarle. Ma quello che è stato il suo successo finora non è quello che gli viene chiesto per i prossimi quarant’anni.
Dobbiamo svegliarci alle sfide del XXI secolo. Abbiamo avuto dei segnali, in generale non li abbiamo colti.
È tempo di attivare un nuovo sguardo con cui guardare al nostro operato, di rigenerare le nostre pratiche perché queste diventino “fitting for future”.
Per questo il coaching deve, oggi, incorporare sfide che arrivano "dal futuro al presente" e "dall'esterno all'interno". È necessario che le coach e i coach pensino in modo sistemico e considerino fattori esterni più ampi e prospettive orientate al futuro quando fanno coaching a individui e team.
Hawkins, riconoscendo le enormi sfide che il mondo sta fronteggiando, crede che il coaching debba evolversi oltre lo sviluppo individuale per abbracciare e considerare questioni sociali, ecologiche e sistemiche più ampie. Questo richiede a chi svolge questa professione di ampliare le proprie competenze e di accrescere la consapevolezza della portata e dell’impatto potenziali del proprio lavoro in questi ambiti.
Le sfide
Credo che chiunque operi nel campo dell’apprendimento, debba sentire come sua responsabilità primaria supportare in maniera efficace - nei propri clienti e ovunque ne abbia la possibilità - l’acquisizione delle qualità e competenze che servono a tutte e tutti gli abitanti del Pianeta per affrontare le sfide e cogliere le opportunità del mondo di oggi e di domani.
Per far si che ciascun essere umano possa contribuire a creare un mondo più giusto, pacifico e prospero.
La sfida posta dall’Agenda 2030, infatti, coinvolge tutte le abitanti e tutti gli abitanti della Terra, come è scritto chiaramente nella Risoluzione votata all’unanimità dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015. In essa infatti si legge:
"Possiamo essere la prima generazione a porre fine alla povertà; così come potremmo essere l'ultima ad avere la possibilità di salvare il pianeta" […] Il nostro viaggio coinvolgerà governi (...) la società civile, le imprese e il settore privato, (...) e tutte le persone”.
L’Agenda è un documento ambizioso e sfidante - strutturato intorno a 5 aree che da allora sono diventate le 5P della sostenibilità: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership - al quale tutte le istituzioni, le imprese, le altre organizzazioni e moltissime persone nel mondo affermano costantemente di conformare le proprie azioni.
Nonostante questo, a metà del cammino verso la scadenza concordata, la sua piena realizzazione appare ancora molto, molto lontana.
La sensazione è che, malgrado sforzi da parte di alcuni degli attori, anche rilevanti, si sia a un punto morto e che, anzi, negli ultimi due/tre anni si siano addirittura fatti dei passi indietro.
Sorge allora un sospetto.
Abbiamo accumulato molte conoscenze sui problemi ambientali, il cambiamento climatico, la povertà, la salute pubblica, vari mali sociali, ecc.. Sappiamo molto sulle condizioni in essere e le loro cause e ci sono anche molte conoscenze e idee su cosa potrebbe e dovrebbe essere fatto.
Abbiamo una visione di ciò che deve accadere, ma i progressi in questa direzione sono stati deludenti.
Sembra che gli SDGs - Obiettivi di Sviluppo Sostenibile - delle Nazioni Unite, pur essendo una guida preziosa per orientare le politiche e le pratiche a livello globale, non siano sufficienti a garantire un futuro sostenibile. Perché?
Gli SDGs non bastano
L’ipotesi è che gli SDGs si concentrino principalmente sugli aspetti esteriori dello sviluppo, come la riduzione della povertà, la tutela dell'ambiente, la promozione della salute, l'educazione, la pace e la giustizia, senza tenere nella giusta considerazione che questi aspetti dipendono anche dalle condizioni interiori delle persone, motivazioni, credenze, valori, emozioni, abitudini, competenze.
Forse, come suggeriva Hawkins, è necessario ‘incorporare’, portare all’interno le sfide che vengono dall’esterno.
Perché, se non vengono sviluppate, coerentemente con l’attenzione agli obiettivi - esterni -, queste condizioni interiori, difficilmente si è in grado di comprendere appieno le cause e le conseguenze dei problemi che vengono affrontati, di generare soluzioni adeguate e di attuarle efficacemente. Si potrebbe anche non essere in grado di collaborare con gli altri, di gestire i conflitti, di adattarsi al cambiamento e di perseguire il bene comune.
A partire da questa riflessione, un gruppo di ricercatori, guidati da Tomas Björkman e Kristian Stålne e sostenuto da Ekskäret Foundation, The New Division and 29k Foundation, ha avviato nel 2020 un progetto di ricerca-azione partecipativa per identificare le abilità e le qualità interiori necessarie per il futuro sostenibile, per il benessere personale e collettivo.
Il progetto ha coinvolto, in una vasta e approfondita consultazione, quasi duemila persone tra esperti, praticanti e scienziati di vari settori e discipline, che hanno contribuito a definire il framework degli Inner Development Goals, Obiettivi di Sviluppo Interiore.
ll framework IDG
Si tratta di un sistema, una piattaforma potremmo dire, costituito dalle 23 competenze, abilità e qualità, suddivise in 5 dimensioni, che sono state individuate dal team di ricercatori internazionali a valle del percorso di ascolto e analisi condotto e considerate come indispensabili per sostenere il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.
Aree ed elementi del framework IDG sono:
- Area dell’Essere - la relazione con se stessi - articolata in
- bussola interiore
- integrità e autenticità
- apertura e mentalità volta all'apprendimento
- consapevolezza di sé
- presenza.
- Area del Pensare - le capacità cognitive - che include
- pensiero critico
- consapevolezza della complessità
- capacità di prospettiva
- creazione di senso
- orientamento a lungo termine e visione.
- Area delle Relazioni - la capacità di avere cura degli Altri e del Mondo - articolata in
- apprezzamento
- connessione
- umiltà
- empatia e compassione.
- Area del Collaborare – le competenze sociali – che comprende
- capacità di comunicazione
- capacità di co-creazione
- mentalità inclusiva e competenza interculturale
- fiducia
- capacità di mobilitazione.
- Area dell’Agire - la capacità di guidare il cambiamento - caratterizzata da
- coraggio
- creatività
- ottimismo
- perseveranza.
Ogni elemento del framework è sinteticamente descritto e il linguaggio utilizzato contribuisce a rigenerare e dare nuovo senso anche a capacità e competenze già prese in considerazione come soft skill o competenze trasversali.
Una comunita' globale
Intorno al framework IDG si è sviluppata una comunità globale, aperta e fertile, all’interno della quale sempre più persone - consulenti, formatrici e formatori, coach, ricercatrici e ricercatori, manager e leader di varie istituzioni e diversi settori di attività economiche e non, change maker e persone appassionate - si confrontano, sperimentano e condividono generosamente approcci e pratiche. Una community orizzontale, accogliente e generativa, alla quale chiunque può appartenere e contribuire.
Nei primi giorni di ottobre, si è tenuto a Stoccolma l’IDG Global Summit 2023 dal titolo “Connecting the Dots. From inner growth to outer change”, che ha raccolto 1500 persone in presenza da tutto il mondo e più di 7000 collegate in remoto.
Obiettivo dell'IDG Summit era riunire la comunità globale che sta co-creando il Framework IDG ed esplorare come fare leva sul potere dello sviluppo interiore per le sfide che dobbiamo affrontare come umanità.
Perché ora è il momento di dedicarsi a
- capire come le due aree - SDG e IDG - possano essere integrate
- esplorare il modo in cui sia possibile collegare i punti per usare la trasformazione interiore come leva per la trasformazione esterna di cui abbiamo bisogno
- confrontarsi anche sulle pratiche per apprendere reciprocamente tra i partecipanti.
Il framework IDG fornisce una cornice di senso per tante attività e tante professioni ma è anche un potente catalizzatore in grado di aggregare tante persone che si adoperano, quotidianamente con il proprio impegno, i propri talenti e i propri saperi, perché gli SDG siano effettivamente raggiunti.
Ha, inoltre, il pregio di non essere stato pensato come statico ma in continua evoluzione per servire sempre meglio il suo scopo e per questo, sebbene abbia solo due anni di vita è già è stata lanciata dalla community una nuova survey globale con l’obiettivo di ricevere ed elaborare un numero molto più elevato di risposte soprattutto provenienti dalle parti del mondo allora meno presenti nella community come Asia, Medio Oriente, Africa, Sud America.
Un nuovo modo di guardare allo sviluppo personale
A noi professionisti dell’apprendimento, il framework IDG fornisce un nuovo modo, sistemico, di guardare allo sviluppo personale.
Un quadro in cui andare a collocare in maniera sensata ed efficace anche tanti modi di lavorare per lo sviluppo personale già in essere per proporli in una logica nuova, non individualista e non ‘funzionalista’.
Come faceva riflettere anche Peter Hawkins, lo sviluppo personale ha avuto finora una finalità di benessere individuale o organizzativo, oppure è stato funzionale a potenziali sviluppi di carriera. Cose che riguardano la persona singola o il team.
Nella visione degli IDGs, invece, lo sviluppo personale è visto come una necessità etica ed evolutiva globale, una chiamata a uscire, tutte e tutti, dal proprio individualismo per fare la propria parte per l'evoluzione e la conservazione, la sopravvivenza della specie umana.
Perché il Pianeta certamente ce la farà, come ce la fa da miliardi di anni, noi solo se - al più presto e ovunque - renderemo deciso, veloce e incontrovertibile il cammino tracciato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Per approfondire: website Inner Development Goals | community