Appare sempre più chiaro che l’evoluzione tecnologica, e in particolar modo dell’Intelligenza artificiale, sarà sempre più positiva per il benessere sociale quanto più sarà diffusa e adeguata la competenza per gestirla, come ho provato ad argomentare nel recente testo “Le sfide della società onlife”1. In altri termini, il tema delle competenze è decisamente un elemento essenziale nel governo del futuro, contribuendo a delineare uno scenario desiderabile.
L’uso di applicazioni pervasive come i sistemi di intelligenza artificiale conversazionali, se non associato ad un’adeguata consapevolezza digitale, potrebbe portare al manifestarsi di uno scenario distopico in cui i loro prodotti possono prevalere e imporsi. Non solo come costruzione del “fatto”, ma anche come regola da seguire, come senso comune. Se non si è in grado di valutare e filtrare i prodotti dell’IA, e utilizzarli criticamente come suggerimenti e base di ragionamento, il rischio è che si affermino come contenuti da non potere essere messi in discussione.
Le competenze necessarie
Certamente un ambito significativo è quello della competenza dei decisori, di chi ha responsabilità di indirizzo e di guida, ma non il solo.
Senza adeguate competenze di e-leadership, diventa difficile non solo la gestione ma la stessa definizione di regole. La necessità di regole dinamiche, condivise a livello sociale e sovranazionale, nasce dal dover affrontare l'evoluzione dell'innovazione senza conoscere con certezza quali tra le attuali potenzialità si trasformeranno in realtà concrete. In questo contesto, tali regole flessibili e condivise ci permetteranno di adattarci ai cambiamenti in corso e di orientare lo sviluppo tecnologico in modo responsabile e sostenibile.
D’altra parte, senza adeguata consapevolezza diffusa nel mondo del lavoro e in generale nella popolazione, rischiamo di essere senza possibilità di muoverci con autonomia nella nuova società onlife2. E qui il paragone con quanto ci sembra scontato nella vecchia percezione della vita e della società analogica deve spingerci a comprendere il rischio che stiamo correndo.
Parliamo di competenze per la società onlife, per la trasformazione digitale in atto, e quindi anche necessariamente di competenze trasversali.
Competenze che consentono di affrontare scenari e problemi complessi, situazioni in cui il successo delle azioni dipende anche dalla capacità di gestire l’incertezza e il mutamento del contesto, operare in ambienti progettuali e organizzativi dove è oggi cruciale la capacità di comunicare efficacemente, lavorare in gruppo, relazionarsi positivamente con i diversi stakeholder e saper ingaggiare e motivare le persone della propria squadra.
Queste competenze trovano oggi poco spazio nei cicli di istruzione e formazione superiore, e nel mondo del lavoro tali competenze sono valorizzate e supportate solo negli ambienti altamente avanzati e orientati all'innovazione.
Ipotesi di azione
Sono molteplici i rischi che stiamo correndo in questa corsa condotta con poche regole e poca consapevolezza, come se il futuro in costruzione ci appartenesse come abitanti ma non come progettisti e costruttori. Eppure è proprio qui la sfida, nel restituire centralità concreta alle persone e allo sviluppo delle competenze, considerandole condizione necessaria per una crescita sostenibile e positiva della nostra società, ed essere così pronti a muoverci in un contesto certamente in continuo cambiamento.
Credo che per questa sfida possano essere identificati quattro percorsi trasformativi, dalla costruzione di ecosistemi di innovazione territoriali all’introduzione strutturale della media literacy e all’informatica nelle scuole, dalla costruzione di un ecosistema educativo territoriale in cui sviluppare il sistema di apprendimento permanente alla messa in atto di politiche pubbliche di governance partecipata.
Un percorso di trasformazione del sistema educativo
Uno dei percorsi di trasformazione si focalizza sulla scuola e sul sistema educativo. Ma quale scuola?
Gli alunni di oggi, in particolare delle scuole primarie, devono acquisire competenze valide anche per la società che avremo tra 15-20 anni, e tuttavia noi non sappiamo come saranno le città, il lavoro, il nostro modo di organizzare la vita nel 2040. Già le applicazioni di intelligenza artificiale stanno rapidamente cambiando le prospettive nei diversi settori lavorativi e nella vita quotidiana. E siamo solo all’inizio.
Occorre pertanto pensare a una scuola che prepari all’acquisizione delle competenze chiave per i prossimi anni, alla flessibilità cognitiva, all’apprendimento permanente e proattivo, per cui il tema di “quale scuola” non si pone solo al livello delle discipline, ma include le metodologie didattiche, gli ambienti di apprendimento, la sua organizzazione. Occorre sviluppare per studentesse e studenti gli strumenti per collaborare con gli altri e sviluppare la capacità di agire, la responsabilità, l’empatia, il pensiero critico e creativo, oltre a una gamma ampia di competenze sociali ed emotive. Per una scuola che sia terra di sperimentazione, comprensione, consapevolezza.
La sfida è per una trasformazione dei sistemi educativi che veda, da un lato, l’innovazione digitale e l’IA come elementi connettivi fondamentali, per apprendimenti sempre più personalizzati e, dall’altro, la costruzione di architetture integrate, nello spazio (al di là dei confini nazionali e delle limitazioni di settore) e nel tempo (verso una reale dimensione di apprendimento permanente, con palestre di innovazione sempre disponibili).
L’apprendimento permanente
Occorre pensare a una infrastruttura di conoscenza che consenta di supportare il processo di apprendimento permanente, sapendo che l’esigenza di competenza si muove dinamicamente con l’evoluzione dell’applicazione delle tecnologie nella società.
L’infrastruttura del sistema educativo per l’apprendimento permanente dovrebbe pertanto avere alcune caratteristiche, che già informano alcune delle iniziative che troviamo finanziate nel PNRR (ad esempio nella Missione 1 per quanto riguarda le competenze digitali di base):
capillarità, intesa come presidio fisico nei territori (pensiamo alle scuole e ai punti di facilitazione digitale) e nelle sedi lavorative (secondo la logica delle palestre educative), a cui si collega la rete digitale di offerta di servizi e contenuti, sempre disponibili;
puntualità, intesa come proposizione di contenuti e percorsi di apprendimento immediatamente declinabili nelle attività quotidiane e lavorative;
dinamicità, in quanto è importante che i percorsi di apprendimento siano costantemente allineati alle esigenze dell’evoluzione della società onlife, in termini di contenuti e di metodologie.
In particolare, la prima caratteristica, fondativa dell’infrastruttura, è essenziale per l’esercizio efficace e sostenibile delle altre due e dell’intero processo di apprendimento permanente. La costruzione e la governance di questa infrastruttura può essere, così, allo stesso tempo, condizione e garanzia del presidio dell’adeguamento dinamico delle competenze della popolazione alle esigenze sociali ed economiche, supportando il contrasto delle disuguaglianze.
La capacita' di governo della rivoluzione digitale
La presenza e la diffusione di competenze adeguate sono il fattore chiave che più determina non solo oggi la capacità di governo della rivoluzione digitale, ma la possibilità anche di agire nel futuro. Poiché è vero, come nelle peggiori distopie, che la tecnologia può sfuggire di mano, diventare non (più) al servizio del bene comune, del valore collettivo, non funzionale a costruire uno scenario socialmente desiderabile. E, dall’altra parte, mai come adesso abbiamo l’opportunità di rendere più semplice la vita quotidiana e consentire che sia concreta esperienza ciò che era solo dimensione di immaginazione.
Per questo la “questione competenze” non può che essere centrale.
Note
1 G. Iacono, “Le sfide della società onlife”, Angeli, Milano, 2023.
2 «Quando nell’infosfera i confini tra la vita “online” e quella “offline” vengono meno, e siamo continuamente connessi gli uni agli altri, circondati da oggetti intelligenti in grado di interagire con noi e da costanti flussi di dati, allora possiamo dire di essere integrati nel mondo “onlife”» (Floridi, 2020).