Viviamo in un’epoca definita da sigle: VUCA (Volatility, Uncertainty, Complexity e Ambiguity) e BANI (Brittle, Anxious, Non-linear, Incomprehensible) sono diventati i mantra per descrivere un mondo sempre più instabile, ansioso e incomprensibile. Ma mentre questi acronimi ci aiutano a catalogare il caos esterno (la volatilità dei mercati, l’ambiguità delle relazioni geopolitiche, la fragilità degli ecosistemi, solo per citarne alcuni…), rimane una domanda di fondo: cosa succede a noi che abitiamo questo mondo? Come reagiamo, come ci adattiamo e ci trasformiamo come esseri umani, immersi in un contesto che sembra sfuggire a ogni nostro tentativo di controllo?

Dal caos esterno al caos interiore
Questa domanda ci porta al cuore di una contraddizione della modernità. Da un lato abbiamo strumenti tecnologici che, nel loro impatto, non hanno precedenti: intelligenze artificiali che prevedono pandemie, algoritmi che ottimizzano ogni aspetto della nostra vita, reti globali che ci connettono con miliardi di persone. Dall’altro, sperimentiamo un paradosso esistenziale: più aumentano le nostre capacità di intervenire sul mondo, più ci sentiamo impotenti, disorientati e liquefatti. È qui che il pensiero di Zygmunt Bauman, con la sua celebre metafora della “società liquida”, rivela tutta la sua attualità ma anche i suoi limiti. Perché se Bauman ci ha insegnato a riconoscere l’instabilità delle istituzioni e delle relazioni, oggi non è solo la società a essere liquida: siamo noi stessi, come esseri umani, a sgretolarci, a frammentarci e a perdere coerenza.
Nasce da qui l’esigenza di BOFF (Biased, Outsourced, Faked, Fragmented), un framework che sposta il focus dal contesto alla condizione umana. Non più solo domande come “Com’è fatto il mondo?” (VUCA) o “Come ci fa sentire?” (BANI), ma “Cosa stiamo diventando?”.
Quattro dimensioni cruciali
BOFF è un acronimo che cattura quattro dimensioni cruciali della trasformazione antropologica in atto:
- Biased/Pregiudiziosi: Siamo sempre meno agenti razionali e sempre più prodotti di algoritmi che amplificano i nostri pregiudizi, creando camere dell’eco dove la realtà si deforma (la ricerca di un termine singolo per tradurre biased non è stata semplice: confido nella vicinanza, anche se parziale, del termine scelto e nella diffusione e correntezza, oramai, del termine originale)
- Outsourced/Esternalizzati: Abbiamo delegato non solo il lavoro o la memoria, ma anche il pensiero critico, l’empatia, la responsabilità decisionale a entità esterne dalle piattaforme digitali alle intelligenze artificiali.
- Faked&Falsificati: Viviamo in un’era di finzioni iperrealistiche, dove il confine tra vero e falso si dissolve: fake news, deepfake, personal branding ossessivo.
- Fragmented/Frammentati: La nostra identità, la conoscenza e le relazioni sociali si sgretolano in mille pezzi, privi di un filo conduttore.
Questo non è un semplice esercizio terminologico: siamo passati da un acronimo di sostantivi (VUCA) a uno di aggettivi (BANI) per arrivare a uno di participi (BOFF) riflettendo un’evoluzione concettuale e filosofica nella nostra percezione del mondo e dell’umano. Il participio, nella sua ambiguità grammaticale (tra azione e stato), incarna la crisi dell’agency: non siamo più pienamente autori delle nostre vite ma neanche totalmente vittime. Siamo ibridi in trasformazione, plasmati da forze esterne che però alimentiamo con le nostre scelte (spesso inconsapevoli): siamo ancora in mezzo al guado tra due sponde opposte.
La progressione VUCA → BANI → BOFF rivela anche un cambiamento epistemologico: VUCA è una mappa del territorio (il mondo è caotico), BANI è una diagnosi del nostro malessere (il caos ci logora), BOFF è la biografia di chi quel territorio lo abita (il caos ci trasforma in qualcos’altro) ed è un acronimo post-umanista: racconta un’umanità che non è più al centro della storia ma un ingranaggio in una macchina/sistema più grande.
Un tentativo di diagnosi esistenziale
BOFF rappresenta un tentativo di diagnosi esistenziale per un’umanità sospesa tra l’utopia della connessione globale e la distopia della solitudine algoritmica. È una lente che possiamo usare per osservare come, nel tentativo di sopravvivere a un mondo BANI, rischiamo di trasformarci in creature BOFF: pregiudizievoli nelle percezioni, che hanno abdicato come esseri agenti, finte nelle identità, frammentate nell’essenza.
Il percorso di questo paper si snoda attraverso tre assi principali:
- L’eredità di Bauman e l’evoluzione verso VUCA/BANI: come le intuizioni sulla liquidità hanno preparato il terreno per comprendere un mondo caotico.
- BOFF come sintomo e conseguenza: perché la crisi esterna (VUCA/BANI) genera una crisi interna (BOFF) e come i due piani si alimentano a vicenda.
- Implicazioni e vie di fuga: cosa significa vivere in un’epoca BOFF e come possiamo riconquistare un’agency autentica in un mondo che ci spinge a delegare, a frammentarci e ritrarci.
Non dobbiamo, però, considerarla un’analisi puramente pessimista. BOFF, come tutte le diagnosi, contiene in sé una possibilità di cura: riconoscere i meccanismi che ci rendono pregiudiziosi, esternalizzati, falsificati e frammentati è il primo passo per immaginare un futuro in cui la tecnologia non sia una gabbia ma uno strumento di emancipazione. La stessa scelta dell’acronimo BOFF, che rende omaggio a Leonardo Boff, teologo della liberazione noto per il suo profondo impegno a favore della giustizia e della dignità umana, vuole indicare l’importanza di unire la dimensione etica alla riflessione sociale, ponendo la persona al centro di processi che investono la comunità intera, cercando di evidenziare la connessione tra l’evoluzione del contesto digitale e l’esperienza interiore, ispirandosi alle idee di un pensatore che ha saputo coniugare l’impegno spirituale con la denuncia delle disuguaglianze..
In questo senso, questo scritto si colloca a un crocevia ideale tra filosofia, sociologia e studi digitali, proponendo BOFF non come risposta definitiva, ma come provocazione intellettuale.
Una chiamata a ripensare non solo come descriviamo il mondo, ma come vogliamo abitarlo, prima che la liquefazione del sé diventi irreversibile.