Un’azienda si presenta con il claim Building a future where anyone can make great music, e propone al pubblico un servizio di “creazione musicale” basato sull’AI generativa. Il CEO Mikey Shulman, in una recente intervista, ha affermato che “creare musica non è un’esperienza piacevole: richiede troppo tempo, troppa pratica, la maggior parte delle persone non si diverte mentre compone”. Non solo, secondo Shulman “la competenza umana sarà sempre meno rilevante”.
In queste affermazioni si trovano slittamenti culturali su cui dobbiamo confrontarci: questa è una visione di natura etica e politica, non una questione tecnologica.
Per cominciare, Shulman promuove la sostituzione della gratificazione costruita, che deriva dal migliorarsi attraverso lo sforzo e la pratica, con la gratificazione istantanea: eliminiamo ogni fatica per saltare al risultato immediato. Coerentemente, Shulman aggiunge che le skill secondo lui non hanno futuro.
Tuttavia è dimostrato che lo sviluppo attivo di competenze ci consente di essere persone autonome,responsabili, realizzate.
Questo articolo critica la visione insita in tali affermazioni, perché intorno a pensieri simili a quelli di Shulman convergono vari interessi.
Mentre rileggo questo testo è appena uscita la notizia: Trump annuncia di voler eliminare il Department of Education negli States.
Il CEO che svaluta lo sviluppo di competenze
Non voglio opporre in modo rigido la gratificazione immediata alla crescita attraverso lo sforzo, al contrario: è il CEO dell’azienda che lo fa. Rileggiamo le sue dichiarazioni-chiave:
- Oggi non è più piacevole fare musica. Ci vuole molto tempo, molta pratica, bisogna diventare molto bravi con uno strumento.
- La maggioranza delle persone non trova piacevole la maggior parte del tempo che trascorre a comporre musica.
- La competenza avrà molto meno valore.
Per Shulman il fatto che fare musica richieda tempo e pratica è un problema, non un valore: imparare o migliorarsi è una fatica inutile, da eliminare.

Il valore della crescita personale
Non mi attendo di trovare in Shulman alcun tipo di spessore culturale: nella stessa intervista aggiunge “il gusto è l'unica cosa che conterà nell'arte”, dimostrando di non conoscere il significato di “arte” [1].
Però credo che occorra capire la radicalità di certe idee, perché da una parte si riduce la creatività a una mera generazione di output; dall’altra, si ignora il piacere di migliorarsi attraverso lo sforzo. Si delegittima la crescita personale.
La gratificazione più intensa non viene dal risultato immediato, come Shulman intende, ma dal vivere i propri progressi nel tempo.
Le persone dedicano vite intere a perfezionare la propria arte o le competenze, e se questo avviene con un margine di libertà, il processo stesso è fonte di piacere e significato esistenziale. L’apprendere è commettere errori e superarli con la perseveranza, il creare è superare vuoto, dubbio e frustrazione, e il punto è proprio il fare: attraverso quell’attività ci esprimiamo, ci diamo un fondamento di senso nel mondo. Chiunque suoni, dipinga o pratichi uno sport lo sa bene. Celebri artisti, alla domanda su quale sia la loro opera preferita rispondono: “la prossima”. Persino nei videogiochi, la progressione e la difficoltà sono elementi essenziali per rendere l’esperienza coinvolgente. Se tutto è immediatamente accessibile, si perde la motivazione stessa a proseguire.
Altro che “nuovo modo di fare musica”: la Generative AI, se intesa alla maniera di Shulman, va ad alterare la relazione tra le persone e il concetto stesso di realizzazione personale.
Generative AI: né strumento né sostituto
La Generative AI non è “solo un nuovo strumento”, come alcuni sostengono, ma un sistema con una sua impronta etica, come bene illustrano Floridi e Benanti. Nel 2025 non possiamo permetterci semplificazioni ingenue: uno strumento è un basso o un synth. Questi non generano “musica” da soli e non richiedono enormi quantità di dati musicali per il loro addestramento [2].
Per il nostro Shulman, Suno non è un tool assistivo, ma sostituisce la facoltà umana. Il suo sistema consente di generare “musica” senza bisogno di skill, senza un processo artistico consapevole, senza il governo di alcuna intenzionalità creativa: deve bastare un click, così che non ci siano ostacoli al consumo immediato di questa esperienza usa-e-getta.
Ironia della sorte, il fatto che Suno possa generare interi brani è possibile solo grazie al fatto che ha processato (illegalmente) enormi quantità di dati pregiati (cioè i brani musicali reperibili in rete), brani che sono il frutto di secoli di sviluppo dell’umana expertise e dell’arte, quelle che per Shulman non contano più niente [3].

Verso una delega radicale delle facoltà umane
La narrazione è che sarà possibile delegare sempre più funzioni e capacità umane a dispositivi tecnici, e certamente si intende sfruttare questa possibilità senza vincoli.
C’è un problema: la competenza umana che si vorrebbe togliere dall’equazione non è il frutto del caso, nasce come adattamento all’ambiente. La delega di funzioni fondamentali – dalla creatività al problem solving – è un cambiamento di portata evoluzionistica [4].
Chi lavora nella formazione sa che l’apprendimento è il frutto dell’interazione attiva con il mondo: senza il confronto con sfide reali, lo sviluppo cognitivo è impedito (Piaget). Dewey afferma che l’esperienza diretta è insostituibile per la costruzione della conoscenza, mentre Bruner sottolinea come il significato della conoscenza emerga proprio dalla costruzione attiva da parte della persona. Morin aggiunge che senza un confronto con l’incertezza e la complessità, il pensiero critico non può svilupparsi. Le neuroscienze mostrano come il cervello abbia bisogno di essere stimolato attivamente per rafforzare le connessioni neurali e consolidare le competenze. Il percorso dell’apprendimento – con tutte le sue sfide e difficoltà – è insostituibile.
Non solo: se i bambini crescessero convinti che una certa entità a loro esterna (e incomprensibile) potrà fare tutto al loro posto e lo farà meglio, che ne sarà della loro motivazione ad affrontare sfide, sviluppare resilienza e diventare protagonisti della propria storia?

Il diritto di giudicare
L’argomento che “la cultura non si deteriora, ma si trasforma” è apparentemente neutro, incontestabile. Tuttavia, anche una cellula che subisce una mutazione tumorale si è trasformata. Dire che ogni trasformazione sia neutra, è negare la possibilità di giudicare cosa sia benefico o dannoso. Personalmente, credo che:
- se il cambiamento rende le persone meno autonome e meno capaci di esprimersi con intenzione e consapevolezza, è negativo;
- se induce un sentimento di impotenza e di inutilità rispetto alla crescita personale, è negativo;
- se richiede di accettare trasformazioni fuori dalla possibilità di controllo distribuito, va combattuto.-
Autoritarismo e analfabetismo
Alziamo finalmente lo sguardo per considerare l’impatto che idee alla Shulman possono avere sulle nostre società. Già da anni vari personaggi in vista (penso, ad esempio, Peter Thiel) sembrano testare l’opinione pubblica sull’idea di spendere meno per i sistemi di istruzione pubblica, con la promessa che un qualche youtube offrirà un’alternativa alla scuola per tutti, ma pare che l’idea non abbia ancora sfondato. Ho citato anche la notizia odierna: Trump vuole eliminare il Department of Education.
Riflettiamo: se è il grosso della competenza umana che sarà progressivamente sostituito da altre soluzioni, governate in modo centralizzato da pochi tecnocrati, allora c’è finalmente una ragione oggettiva per tagliare i sistemi di istruzione come li conosciamo.
Disinvestire nelle istituzioni educative vuol dire cedere parte delle facoltà che abbiamo sviluppato per esercitare una forma distribuita di controllo sulla gestione del potere, nelle società democratiche; perdiamo autonomia.
Certo, l’opinione pubblica occidentale non si è ancora fatta convincere a tornare in una società dove la persona comune non ha alcun diritto, come in passato. Come fare? Ecco una nuova idea: se ci convinciamo che la storia (i processi principali) si sposterà su un piano troppo complesso per la nostra comprensione (l’AI), allora alla competenza saremo meno attaccati; se tanto il nostro futuro sarà determinato nelle “celesti sfere”, è meglio crescere sapendo di non contare, privi di quella spinta interiore che ci porta a scoprire, a rischiare, a sbagliare e a migliorarci. In alternativa, avremo occupazioni più liete, a gratifica istantanea. L’analfabetismo torna come soluzione al governo della massa, se deleghiamo le nostre facoltà essenziali a soluzioni tecniche governate da pochi.
Sto forse esagerando, chi potrebbe mai avere una simile visione? Puntare alla riduzione del pensiero critico è sempre stato e sarà un pallino dei regimi autoritari. Siamo nel 2025, perché preoccuparci di totalitarismi oggi? Sarò ancora emotivamente scosso dal fatto che l’uomo più ricco del pianeta, che siede alla destra di Trump, ci ha appena provocato con un nazi-saluto e flirta con certe ideologie? No, per quanto il gesto sia simbolicamente estremo. Piuttosto credo che sia in corso qualche sondaggio dell’umore delle masse.
Mi preoccupa il meccanismo sottile con cui i nostri bias cognitivi ci portano a sottovalutare il rischio concreto che tali scenari si realizzino, come è accaduto in passato prima dell’ascesa dei regimi totalitari. È per questo che dobbiamo confrontarci, uscire allo scoperto e mettere sotto esame queste forze.
Se la Scuola di Palo Alto ha dimostrato che ogni atto – anche il silenzio – è comunicazione, la Scuola di Francoforte spiega che il pensiero educativo non è mai neutro, ogni proposta che abbia impatto sull’educazione contiene un’idea implicita di uomo e del suo ruolo nel mondo.
Spetta a noi esercitare una critica con funzione emancipatoria. Il mondo della formazione deve poter interpretare in modo positivo l’opportunità offerta dall’AI generativa, promuovendo una nuova forma di intelligenza collettiva che non indebolisca l’autonomia, la creatività e il percorso evolutivo di ciascuno.
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NOTE
- La definizione di "arte" implica la combinazione di competenze e un processo creativo consapevole, utilizzando la propria esperienza e maestria per plasmare un'opera. Nulla di questo avviene usando il servizio venduto da Mikey Shulman, a prescindere dal risultato finale. Farti portare sulla vetta di una montagna in elicottero (o con il teletrasporto) non fa di te uno scalatore.
- A questo proposito, Shulman afferma che Suno è stato addestrato ignorando intenzionalmente i copyright sulla musica, perché così: “si tutela la libera concorrenza”. A dimostrazione che Shulman fa politica.
- Qui ci sarebbero da discutere le implicazioni sul mercato della musica e quindi sui musicisti, che saranno sempre più disincentivati perché non potranno vivere di musica. Che vantaggio pensiamo di ottenere, sostituendo il grosso dei musicisti? Certamente otterremo che la musica sarà AI-generated e prodotta elaborando altra musica generata dall’AI. Un incubo.
- Si afferma spesso che le competenze di ordine superiore (ad es. decision making per il governo di sistemi complessi) e quelle trasversali conteranno sempre di più, tacendo sul fatto che queste richiedono un percorso che non è alla portata di tutti.