PNRR, abbiamo le competenze per gestirlo?

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Le competenze al centro delle nostre vite

Nel mese di settembre del 2022 a Strasburgo la Presidente Ursula von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione ha parlato di istruzione e formazione come strumento per affrontare la carenza di risorse umane in molti settori dell’economia e quindi per far sì che le competenze dei lavoratori rispondano alle esigenze del mercato del lavoro: “l'Europa ha bisogno di tutti, dal personale non qualificato ai laureati! Per questo dobbiamo investire molto di più nella formazione e nello sviluppo delle competenze”. In questo contesto la Presidente von der Leyen ha annunciato il 2023 come Anno europeo delle competenze.

Le competenze sono al centro anche del Next Generation EU, approvato dall’Unione Europea nel 2020, che prevede sette programmi di punta europei (“Flagship programs”), che contribuiscono a un nuovo scenario per l'Europa post COVID-19. Due di questi programmi riguardano direttamente lo sviluppo delle persone, con l’obiettivo di combattere l’obsolescenza di conoscenze e competenze: Modernise (Ammodernare) e Reskill and upskill (Dare nuove e più elevate competenze). Sia nel settore privato che nella pubblica amministrazione. E si tratta di una sfida tesa alla crescita delle competenze dei lavoratori di imprese e organizzazioni ma anche dei cittadini dei paesi europei.

Le competenze sono quindi al centro dei programmi e dei finanziamenti con l’obiettivo prioritario di colmare il gap tra l’as is e il to be, cioè il gap tra le competenze possedute e il fabbisogno futuro di competenze. Questo gap, se non ridotto o colmato, rappresenta uno dei maggiori pericoli per la transizione verso sistemi produttivi e società più intelligenti.


E noi in Italia abbiamo le competenze per attuare il PNRR?

In questi ultimi mesi si parla molto di PNRR e di ritardo nell’attuazione del Piano italiano.

Recentemente il dibattito si è focalizzato sul sistema dei controlli tramite la Corte dei Conti e sugli obiettivi effettivamente raggiungibili, alcuni dei quali interessano le infrastrutture, la scuola, la sanità. Il nostro Governo sta ragionando da diversi mesi su un aggiornamento del Piano che renda gli obiettivi definiti nel 2020 e nel 2021 più attuali e rispondenti alle attuali esigenze economiche e sociali e alle necessità delle imprese e dei cittadini. Senza, tuttavia, indicare quale può essere la innovata strategia: non è chiaro quali possano essere i futuri obiettivi, quali i destinatari da privilegiare, quali i piani operativi da attuare.

A tal proposito possiamo porci diversi quesiti. Gli obiettivi definiti all’atto di presentazione del PNRR italiano all’UE sono quelli “giusti”? Ci sono priorità emergenti sulle quali far convergere le risorse economiche? Ma anche: abbiamo le persone per gestire i progetti? Siamo in grado di gestire progetti complessi nel periodo di tempo previsto? Abbiamo le competenze necessarie?

A mio parere – da sociologa ed esperta di formazione – uno dei problemi italiani nella gestione del PNRR sta proprio nelle competenze e quindi nella capacità di gestire il Piano e i molteplici progetti.

Tre gli assunti per sostenere questo mio ragionamento sull’importanza delle competenze per costruire il futuro del nostro Paese.

Primo. Gestire il PNRR significa gestire progetti complessi, che richiedono l’organizzazione e il coordinamento di risorse economiche, persone e tecnologie. Gestire progetti complessi richiede competenze da project manager. Abbiamo i project manager o responsabili di progetto con competenze manageriali e trasversali?


Secondo. Per attuare il PNRR è indispensabile lavorare per obiettivi trasformando i programmi in piani di lavoro e quindi in progetti. Infatti, il PNRR organizzato in missioni, riforme, assi strategici e priorità trasversali richiede di trasformare quanto proposto all’Unione Europea in piani di lavoro operativi. Quindi, si tratta di passare dalle strategie alla pianificazione e implementazione. Siamo sicuri che le nostre pubbliche amministrazioni e le nostre imprese abbiano le competenze per trasformare le idee in azioni? E soprattutto per far sì che i progetti abbiano ricadute – in termini di output e outcome – sulla nostra società e sulla nostra economia?


Terzo. Nella nuova organizzazione del lavoro – necessaria nel periodo post-pandemico – è indispensabile una maggiore flessibilità organizzativa e una diversa gestione delle persone. Sempre di più è, inoltre, necessario lavorare per obiettivi e relativi risultati. Le organizzazioni non possono essere solo un insieme di silos ma strutture piatte in cui gli uffici siano interconnessi. Serve un cambiamento culturale che porti definitivamente il Paese in un contesto moderno e innovativo, al pari degli altri paesi, dove realmente le competenze e il merito sono un valore aggiunto.


In base a questi tre assunti a me sembra che il problema siano a maggior ragione le competenze, non solo professionali ma soprattutto manageriali e trasversali.


Quali competenze

Quali sono le competenze richieste per realizzare il PNRR?

Servono manager e project manager che siano in grado di progettare, pianificare, gestire e valutare programmi, progetti e attività, il tutto per raggiungere obiettivi, impegnando risorse e gestendo persone.

Servono quindi competenze manageriali nella gestione delle risorse, delle tecnologie, delle infrastrutture e delle persone. Serve capacità strategica e allo stesso tempo operativa.

Oltre a queste competenze, infatti, necessarie le competenze trasversali, quali ad esempio:

  • capacità decisionali e di innovazione e quindi leadership;
  • capacità concettuali quali la gestione per obiettivi, il problem solving, l’orientamento strategico, l’analisi e la sintesi, la creatività la prospettiva sistemica, l’apprendere ad apprendere;
  • capacità comportamentali quali la gestione dei collaboratori, la gestione del conflitto e la negoziazione, l’ascolto, la comunicazione assertiva, la gestione del tempo.

Un insieme articolato di competenze che proprio in questo particolare periodo storico consentono - nel mare magno del PNRR - di guardare al futuro e progettare il cambiamento.


Le 8 competenze chiave europee

A proposito di competenze, nel 2018 il Parlamento Europeo ha approvato la Raccomandazione relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente. Come sono definite le "competenze chiave"? “Quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, l'occupabilità, l'inclusione sociale, uno stile di vita sostenibile, una vita fruttuosa in società pacifiche, una gestione della vita attenta alla salute e la cittadinanza attiva. Esse si sviluppano in una prospettiva di apprendimento permanente, dalla prima infanzia a tutta la vita adulta, mediante l'apprendimento formale, non formale e informale in tutti i contesti, compresi la famiglia, la scuola, il luogo di lavoro, il vicinato e altre comunità”.

A questa Raccomandazione l’Unione Europea arriva dopo un lungo percorso, iniziato nel 2006, che approda nel 2018 con un approccio ampio non limitato solo alla occupabilità dei cittadini e all’apprendimento nella scuola, ma più in generale aperto alle competenze chiave di cittadinanza e di benessere sociale.

La Raccomandazione relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente individua 8 competenze chiave europee:

  • competenza alfabetica funzionale;
  • competenza multilinguistica;
  • competenza matematica e competenza di base in scienze e tecnologie;
  • competenza digitale;
  • competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare;
  • competenza sociale e civica in materia di cittadinanza;
  • competenza imprenditoriale;
  • competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

Con tale Raccomandazione invita gli Stati Membri a mettere in campo le azioni per la loro acquisizione.

Questa dell’Unione Europea è un’importante raccomandazione che ci aiuta a guardare alla rilevanza delle competenze nella vita come nel lavoro, proprio per garantire l’occupabilità ma anche il benessere sociale.

Il comitato redazionale

Myriam Ines Giangiacomo

Domenico Lipari

Giusi Miccoli

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