Allenare il pensiero critico come pratica di libertà interiore
Quante volte rispondiamo prima ancora di capire la domanda?
Viviamo immersi in un flusso che ci chiede reazioni rapide, scelte immediate, risposte pronte. Tutto invita a “dire la nostra”, ma raramente lascia spazio per pensare. E così, piano piano, smettiamo anche di pretenderlo. Come coach, ma prima ancora come persona che vive in un tempo rumoroso, mi chiedo spesso che fine faccia il pensiero vero.
Il pensiero critico non è un lusso da intellettuali né una formula astratta da manuale. È la capacità di fermarsi, di interrogarsi, di dare significato alle cose. Non è “pensare con la propria testa”, ma pensare da sé: riconoscere il senso di ciò che viviamo, non solo il giudizio che ne diamo. Allenarlo significa coltivare la libertà interiore di non reagire in automatico.
Il cortocircuito del pensiero rapido
L’ultima indagine PISA (OCSE, 2022, pubblicata nel 2023) – condotta su studenti quindicenni di 81 Paesi – mostra un calo generale nelle competenze di lettura, matematica e scienze. In Italia cresce la quota di ragazzi che faticano a collegare informazioni, interpretare un concetto, distinguere un fatto da un’opinione. È un segnale che riguarda tutti: stiamo perdendo l’abitudine a pensare la complessità. E non riguarda solo gli studenti: il pensiero rapido è ormai la grammatica dominante anche nel lavoro e nella leadership.
Siamo esposti a un eccesso di stimoli, ma con sempre meno strumenti per elaborarli. Il rischio non è solo la distrazione: è la rinuncia alla libertà di comprendere. Il pensiero critico, invece, è ciò che ci restituisce a noi stessi.
Pensare come atto di libertà
Pensare è una scelta. È anche una forma di presenza, un modo di restare nella realtà anche quando è contraddittoria, senza rifugiarci nella scorciatoia del giudizio. Richiede tempo, coraggio e un pizzico di solitudine. Riconosce che non possiamo controllare tutto ciò che accade, ma possiamo scegliere come attraversarlo. È una pratica di libertà interiore: non confonde l’azione con la reazione, il rumore con il senso.
Allenare il pensiero critico: la pratica del “sostare”
Nel coaching il pensiero critico non si insegna: si allena. E l’allenamento comincia da un gesto semplice e radicale: sostare.
Sostare prima di rispondere. Sostare quando una parola punge, o quando l’impulso a replicare sale. Sostare per ascoltare davvero, per accorgersi di ciò che accade dentro e fuori.
Allenare il pensiero critico significa allenarsi a:
- tollerare il dubbio, invece di chiuderlo con la prima risposta;
- riconoscere emozioni e automatismi che distorcono la percezione;
- cercare connessioni e legami, non solo cause e colpe;
- chiedersi ogni volta: Cos’altro potrebbe essere?
AI e pensiero critico: un’alleanza necessaria
C’è chi teme che l’intelligenza artificiale ci renda meno pensanti. Forse, invece, ci obbliga a pensare meglio. Ogni volta che uno strumento elabora al posto nostro, siamo chiamati a chiederci: che cosa significa davvero comprendere? Anche con l’AI serve sostare: prima di accettare un risultato, chiedersi da dove viene, cosa riflette di noi. L’AI amplifica possibilità e distrazioni. Per questo la capacità di sostare, riflettere, discernere resta la nostra forma più autentica di intelligenza.
Restare nel pensiero
Pensare non serve a decidere più in fretta. Serve a dare senso. Ogni volta che sospendiamo il giudizio, restiamo in ascolto e accogliamo il dubbio come parte della conoscenza, stiamo allenando il pensiero critico. E scegliamo, silenziosamente, la via più difficile e più umana: quella della consapevolezza.
“All’uomo si può togliere tutto, tranne una cosa: l’ultima delle libertà umane – scegliere il proprio atteggiamento in ogni circostanza.”
(Viktor Frankl)
Piccolo percorso di approfondimento
- Viktor E. Frankl, 1946, Uno psicologo nei lager.
La libertà interiore come atto di scelta. - Daniel Kahneman, 2011, Pensieri lenti e veloci.
Comprendere i meccanismi della mente automatica. - Hannah Arendt, 1978, La vita della mente.
Il pensare come fondamento della responsabilità. - Edgar Morin, 1999, La testa ben fatta - Evgeny Morozov, 2011, L’ingenuità della rete.
Due prospettive complementari sulla necessità di pensare la complessità e difendere la libertà critica. - Fei-Fei Li, 2023, Tutti i mondi che vedo.
Curiosità e meraviglia all’alba dell’intelligenza artificiale.
